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Tornano i Dire Straits. Così Knopfler svela perché fa l'antidivo

Carlo Antini
Carlo Antini

Parole e musica come ascisse e ordinate

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Tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’80 quasi tutti suonavano punk, new wave o al massimo dance e primi vagiti del pop elettronico. Mark Knopfler, invece, aveva iniziato a scavare nelle radici del blues e del rock. A cavallo di quel pub rock che intrecciava melodie ancestrali e virtuosismi alla chitarra. Knopfler è sempre stato un personaggio schivo e fuori schema, una sorta di anti-rockstar. Eppure così in grado di restare nel cuore di chi nella musica cerca la verità senza inseguire le sirene del business a buon mercato. A 25 anni dall’ultimo album ufficiale dei Dire Straits (il «Live at the Bbc» pubblicato nel ’95) viene ripubblicata la discografia completa di una delle band più influenti del rock. Arriva nei negozi e sulle piattaforme online «The Studio Albums 1978-1991», il cofanetto che contiene sei cd con tutti gli album in studio del gruppo britannico che in carriera ha venduto oltre 120 milioni di copie.

Nati nel 1977 nel circuito dei club e dei pub, i Dire Straits sono stati guidati dal carismatico cantautore, produttore e compositore Mark Knopfler che, nella prima parte della carriera, si è accompagnato al fratello David. Il sound dei Dire Straits si è definito con pietre miliari come «Sultans Of Swing», «Romeo And Juliet», «Money For Nothing» e «Walk Of Life». L’album del 1985 «Brothers In Arms», numero uno al mondo e vincitore di due Grammy Award, è ancora oggi in cima alle classifiche mondiali. Ma Knopfler non ha mai nascosto le sue remore. «Ai tempi di “Brothers in arms” tutti dicevano che eravamo il miglior gruppo del mondo e altre sciocchezze del genere facendo riferimento non alla nostra musica bensì alla nostra notorietà - racconta il chitarrista - Ho pensato che un tale livello di popolarità e i commenti che circolavano fossero buoni motivi per abbandonare i Dire Straits per un po’». E lo fece per davvero. Fino allo scioglimento finale avvenuto a metà degli anni ’90. La band era divenuta un gigante difficile da controllare e troppo ingombrante per sentirsi a proprio agio. «Negli ultimi anni eravamo diventati una struttura gigantesca - conferma Knopfler - Durante i tour mi capitava di mangiare con persone del nostro staff che non conoscevo nemmeno mentre a me sarebbe piaciuto stare un po’ a casa con i miei figli e dedicarmi a ciò che so fare meglio ossia scrivere canzoni. Considero i Dire Straits come un luogo meraviglioso da visitare ma non in cui fermarsi per viverci».

 

 

Siamo noi che continueremo a fermarci in quel luogo anche grazie al nuovo cofanetto che contiene nell’ordine «Dire Straits» (1978), «Communiqué» (1979), «Making Movies» (1980), «Love over gold» (1982), «Brothers in Arms» (1985) e «On every Street» (1991). Già dalle loro primissime esibizioni live, Knopfler & Co. furono notati e apprezzati dai mostri sacri delle sette note. A cominciare da Bob Dylan che già nel ’79 assistette a un loro concerto a Los Angeles e invitò Mark Knopfler e Pico Withers a partecipare alle sessioni di registrazione del suo album «Slow Train Coming». Fino alla collaborazione con Sting che incise la seconda voce in «Money for Nothing». L’ex leader dei Police venne poi accreditato anche come coautore del brano dal momento che per i cori fu adottata la linea melodica di «Don’t stand so close to me». Poi prevalsero il carattere schivo e la curiosità irrefrenabile di Knopfler che lo portarono a percorrere altre strade. A esplorare le possibilità di una carriera solista che continua a raccogliere consensi di pubblico e critica lontano dai riflettori più lucenti dello show business. In quel luogo in cui l’arte incontra il talento puro. Dove tutto è a posto. Finalmente. «A valle tu ti fermi e sai che possiedi tutto - recita il testo di «Sultans of swing» - Una band sta suonando un Dixie al tempo di due quarti e ti senti veramente a posto quando ascolti quella musica».
 

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