Arrestato Hannoun, così la rete del terrore finanziava Hamas. L'imbarazzo della sinistra
Colpo alla rete del terrore oggetto di mesi di inchieste de Il Tempo, con l'arresto del nome simbolo dell'islamismo che dall'Italia foraggia Hamas: quel Mohammad Hannoun che i nostri lettori conoscono bene. È l'operazione Domino che rompe il vaso di Pandora del finanziamento del terrore: nove misure cautelari in carcere, delle quali sette già eseguite, mentre altri due indagati risultano latitanti, è il bilancio di un'inchiesta sulle associazioni che raccoglievano fondi in apparenza per supporto umanitario, dirottandoli in realtà al finanziamento delle attività terroristiche di Hamas. Ha scoperchiato un sistema che negli anni avrebbe fruttato più di 7 milioni di finanziamenti ad Hamas l'indagine coordinata dalla Procura di Genova insieme alla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, che ha setacciato l'attività di tre associazioni, due delle quali con sede nel capoluogo ligure, che avrebbero inviato gli aiuti raccolti per finanziare l'organizzazione terroristica e le sue attività.
Hannoun, la soddisfazione di Meloni e quelle parole che la sinistra non vuole sentire
Il ruolo di Hannoun - I provvedimenti sono scattati nell'ambito di un'indagine nata su impulso della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, con l'analisi di segnalazioni di operazioni finanziarie sospette e sviluppata grazie a scambi informativi con altri uffici inquirenti italiani, le autorità dei Paesi Bassi e di altri paesi Ue. Tra gli arrestati c'è anche Mohammad Hannoun, architetto giordano-palestinese 62enne residente a Genova, presidente dell'Associazione palestinesi in Italia, considerato membro del comparto estero di Hamas, vertice della cellula italiana dell'organizzazione e negli anni legale rappresentante e amministratore dell'associazione benefica La Cupola d'Oro e dell'associazione benefica La Palma. Era sotto la lente fin dagli anni '90, quando diverse indagini identificarono la presenza presso il Centro islamico genovese di una cellula di Hamas coordinata da Hannoun, il cui nome nel 2003 finì in una black list del Dipartimento del Tesoro Usa, tra i finanziatori del terrorismo.
Il fratello di Hannoun: "Noi ci sacrifichiamo i soldi e il tempo, loro con il sangue"
La finta beneficenza - Le indagini avevano evidenziato come continuasse a mantenere un ruolo di primaria importanza all'interno del Centro, impegnato nelle raccolte fondi da destinare ai Territori occupati, mentre organizzava congressi in cui venivano invitate personalità di spicco del mondo islamico, i cui interventi esaltavano la strategia del terrore. Hannoun aveva in programma di partire per la Turchia proprio oggi, come emerso da alcune intercettazioni, per poi essere raggiunto dai familiari a breve. Un modo di sottrarsi che rivelerebbe secondo gli inquirenti la consapevolezza delle condotte tenute, della loro gravità e dell'indagine in corso. Per il profilo, il contenuto delle conversazioni finite agli atti, il comportamento avuto, la giudice Silvia Carpanini nell'ordinanza motiva l'applicazione della misura cautelare in carcere ravvisando pericolo di fuga, nelle intenzioni da tempo, e di reiterazione. Sarebbero stati documentati anche tentativi di ripulire pc e device elettronici per nascondere le prove e le ricevute che censivano i flussi economici illeciti.
Hannoun, tra i presunti terroristi anche l'attivista dell'associazione benefica la Cupola d'Oro
Le telefonate - Nelle intercettazioni gli indagati parlano di Hamas, del loro supporto, in una sorta di 'dichiarazione d'amore' al terrorismo. Come Abu Deiah Khalil (detto Abu Safiya), che captato in una conversazione in cui un anonimo gli chiede cosa pensi di Hamas, risponde: "Ti dico una cosa: i loro scarponi sono disposto a farli marciare sopra alla mia testa... questo è il mio parere. Io li amo e li adoro". Le indagini e i fatti ricostruiti "non possono in alcun modo togliere rilievo ai crimini commessi ai danni della popolazione palestinese successivamente al 7 ottobre 2023", hanno sottolineato il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo e il procuratore di Genova Nicola Piacente, al contempo "tali crimini non possono giustificare gli atti di terrorismo compiuti da Hamas e dalle organizzazioni terroristiche a questa collegate ai danni della popolazione civile, né costituirne una circostanza attenuante". Plaude il governo israeliano, con il ministro della Diaspora Amichai Chikli che definisce l'inchiesta "un passo importante nella lotta contro il terrorismo di Hamas".
La politica - Giorgia Meloni esprime "apprezzamento e soddisfazione" e ringrazia "a nome di tutto il governo" chi ha reso possibile l'operazione che ha consentito di eseguire "gli arresti di nove persone accusate di aver finanziato Hamas, attraverso alcune associazioni, sedicenti benefiche, per oltre sette milioni di euro". Tra queste, sottolinea la premier, c'è anche "il presidente dell'associazione dei palestinesi in Italia Mohammad Mahmoud Ahmad Hannoun, definito dagli investigatori 'membro del comparto estero dell'organizzazione terroristica Hamas' e 'vertice della cellula italiana dell'organizzazione Hamas'". Per il sottosegretario Alfredo Mantovano, autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, l'operazione rappresenta "un unicum nel contrasto al terrorismo di matrice islamista, e in particolare al terrorismo di Hamas, non soltanto per gli sviluppi che ha avuto, ma anche per la rete che ha fatto emergere e per la linea di confine netta che permette di identificare tra il sostegno doveroso della comunità internazionale alle popolazioni civili di Gaza e il supporto finanziario ingente nei confronti di attività di terrorismo. Credo che in questo l'Italia confermi di essere col suo sistema di sicurezza all'avanguardia in Europa".
Hamas, Piantedosi: "Gli arrestati erano molto attivi nelle manifestazioni pro-Pal"
La soddisfazione del governo viaggia parallela alla polemica politica. Il vicepremier e segretario di FI, Antonio Tajani, si congratula "per l'importante operazione antiterrorismo che ha portato allo smantellamento di una organizzazione che finanziava Hamas dall'Italia". Il collega e leader della Lega Matteo Salvini non perde l'occasione per sottolineare che "alcuni milioni di fenomeni dovrebbero chiedere scusa" dopo aver preso parte alle manifestazioni pro-Pal senza aver capito che erano "in piazza dalla parte sbagliata". "Pazzesco che la sinistra abbia difeso Hannoun per mesi, andando a braccetto con lui in diversi cortei sul territorio", attacca quindi la vicesegretaria del Carroccio, Silvia Sardone, chiedendo di "indagare a fondo sui rapporti tra Hannoun e diversi partiti di sinistra". Per il ministro leghista Roberto Calderoli, poi, è "sempre più necessaria la massima trasparenza sui luoghi di culto, su chi li finanzia, li organizza, li frequenta, e soprattutto su chi li guida". Ecco perché rilancia una sua pdl del 2016 in cui chiedeva "di istituire un albo per gli imam, con il loro censimento e la loro registrazione, e l'obbligo di tenere i loro sermoni in italiano". A mettere nel mirino l'opposizione per l'esito dell'operazione c'è anche FI, con la senatrice Licia Ronzulli che afferma: "Altro che pacifisti. Qui parliamo di terroristi e criminali. Solo la sinistra faceva finta di non vedere. Ci aspettiamo una forte presa di posizione, perché il silenzio è complice". Sulla stessa lunghezza d'onda il leader di Nm, Maurizio Lupi: "Chi dall'opposizione non ha voluto vedere o ha addirittura negato la pericolosità di certi personaggi faccia doverosa autocritica".
L'ipocrisia della sinistra - Ad alzare il volume della polemica è però soprattutto il partito della premier, che esce in blocco sulla vicenda puntando il dito contro la sinistra. Nelle note diffuse, deputati e senatori di FdI chiedono alla minoranza, "accecata ideologicamente dal verbo pro-pal", di "aprire gli occhi". "Troppi - sottolineano da via della Scrofa - hanno intrattenuto rapporti con Hannoun nonostante gli allarmi lanciati. Ora tutti coloro che nell'opposizione hanno collaborato con lui, lo hanno invitato, corteggiato e difeso devono scuse e spiegazioni". Non solo, "è chiaro che chi sta dalla parte di questi soggetti non può ricoprire ruoli istituzionali". E ancora: "Riusciranno Conte e Schlein a pronunciare le fatidiche parole di condanna, a squarciare quel velo di complicità che lega una parte del cosiddetto campo largo alle fazioni più oltranziste del mondo pro-Pal? Attendiamo fiduciosi". A parlare per i dem non è la segretaria, bensì il responsabile Esteri Peppe Provenzano, che da un lato ricorda che il Pd "rinnova la più ferma condanna per ogni forma di sostegno e complicità coi terroristi di Hamas", e dall'altro evidenzia che "contro il terrorismo le forze politiche dotate di un minimo di contegno istituzionale dovrebbero unirsi, invece di fare misere polemiche politiche. È ciò che insegna la storia migliore del nostro paese, che un pezzo della destra sconosce. Chi pensa di strumentalizzare volgarmente questa operazione per gettare ombre sul nostro impegno per la causa palestinese ne risponderà nelle sedi opportune". Anche per Riccardo Magi (+Eu) la maggioranza "sbaglia a strumentalizzare gli arresti per fare propaganda contro chi sostiene la tutela dei diritti dei palestinesi anche rispetto ad Hamas", mentre per Angelo Bonelli (Avs) la destra deve smetterla di fare "una propaganda indecente. Nessuno può permettersi di criminalizzare milioni di persone scese in piazza in questi mesi per dire stop allo sterminio del popolo palestinese".
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