
Leone XIV e il dopo Bergoglio, mormorii vaticani: "Liberate Santa Marta!"

Caro direttore, riprendiamoci le stanze! Oltretevere è il refrain più ripetuto dai chierici. E infatti, uno degli argomenti cari alla Curia è proprio il futuro di Santa Marta, occupata militarmente da Francesco prima con due stanze e poi con l’intero secondo piano; ancora oggi sotto sequestro, poiché, per consuetudine, dev’essere catalogato ogni oggetto appartenente a un pontefice scomparso.
In questi anni Bergoglio ha trasformato la residenza in una sua comunità, ma i dipendenti della Segreteria di Stato, che da sempre vi abitano, vivevano in una condizione di soggezione, controllo e segregazione.
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Non a caso, il cardinale Re, profondo conoscitore delle esigenze di diplomatici e cappellani, ha preso la parola durante l’ultima congregazione generale per chiarire ai 133 candidati alla successione – quindi anche a Robert Francis Prevost – che sulla residenza del prossimo Papa non c’è margine: dovrà abitare nello storico appartamento pontificio.
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Leone XIV l’ha preso talmente in parola che ha già messo in garage la 500 francescana e si è accomodato subito su un SUV targato SCV1. Per non pregiudicare l’immagine di Bergoglio, il buon decano si è inoltrato in una dettagliata descrizione dell’appartamento papale nella Terza Loggia, definendolo semplice, umile e perfetto per vivere la giusta vita sociale del futuro Vescovo di Roma. Non è passata inosservata la battuta di Re sul tavolo da pranzo, modificato da Wojtyła per ospitare più invitati, a cui il Santo offriva volentieri un robusto bigos di carne e crauti e, per dolce, la celebre kremówka, il millefoglie alla crema della sua Wadowice.
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Infine, il cardinal Re ha ribadito che la luce accesa nella camera del Papa, in San Pietro, alla destra del Cupolone, è un riferimento per tutto il popolo romano: segno silenzioso ma costante, laico e mistico insieme, di quella veglia discreta e paterna che appartiene solo al buon pastore pascitore del suo gregge. È iniziato il dopo Bergoglio.
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