
Bergoglio "taglia e cuci". Il nuovo Papa dovrà indossare vecchie talari, anche usate

L’ultimo pugno nello stomaco alla storica tradizione ecclesiastica romana sferrato da Jorge Mario Bergoglio riguarda l’abbigliamento del suo successore. Un vero e proprio giallo sulla veste talare bianca che il prossimo Papa si troverà a dover indossare appena eletto e che Il Tempo è in grado di ricostruire dettagliatamente. Per capirlo, però, occorre prima fare un passo indietro nella storia. Correva l’anno 1798 e sul trono di Pietro sedeva ancora Pio VI il pontefice cesenate rapito da Napoleone - quando nacque una delle più rinomate sartorie ecclesiastiche della Roma pontificia: la ditta Gammarelli. L’odierna bottega che ha sede a due passi dal Pantheon ha vestito negli ultimi due secoli cardinali, alti prelati e in particolare tutti i pontefici da Pio XI in poi. A loro, una famiglia unitissima tutta dedicata all’arte sartoriale da sei generazioni, è per tradizione affidato il compito di confezionare i tre set completi in taglie e misure diverse che il Cardinale eletto Papa in Conclave trova nella cosiddetta «stanza delle lacrime», la piccola sacrestia attigua alla Cappella Sistina.
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Una volta entrato lì, il neoeletto dismette le vesti purpuree e indossa quelle candide proprie della sua nuova dignità scegliendo tra le tre approntate quella che più si confà alla propria statura e circonferenza. L’aneddotica su questo speciale momento d’intimità papale è variopinta, ma il caso più curioso è senza dubbio quello accaduto ad Angelo Giuseppe Roncalli appena eletto al Soglio con il nome di Giovanni XXIII. Era il 28 ottobre 1958 e al corpulento nuovo Papa chiamato a succedere al magrissimo Pio XII non si riuscì a far calzare nessuna delle tre vesti preparate in precedenza. Nell’immediato si risolse tagliando la talare più grande nella parte posteriore e chiudendola con delle spille da balia ma la sera stessa Gammarelli fu convocato in fretta e furia in Vaticano per prendere le misure del nuovo pontefice in modo da confezionare il prima possibile delle vesti consone alla pinguedine di Roncalli. La prassi consolidata vuole che un paio di giorni dopo la morte (o della Rinuncia, come avvenuto nel 2013) del Papa, ai Gammarelli arrivi la fatidica telefonata per la commissione dei tre set per rivestire il futuro pontefice. Questi completi comprendono: la talare bianca con mantelletta, la fascia di seta orlata di frange dorate, le scarpe rosse, lo zucchetto di seta candida, una mozzetta rossa (bordata di ermellino se il Conclave si svolge nella stagione fredda) e infine un cordoncino dorato a cui applicare la croce pettorale scelta dal neoeletto tra quelle già in possesso della Santa Sede.
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Subito dopo l’elezione di Bergoglio qualcosa però andò storto e a Francesco dev’esserne rimasto il ricordo. Quando l’eletto entrò nella sacrestia papale, l’allora Maestro delle cerimonie pontificie Guido Marini gli porse le scarpe rosse della sua misura e la mozzetta con l’ermellino ma fu freddato da Francesco con parole caustiche: «il Carnevale è finito, tengo le mie scarpe e indosserò solo la talare bianca». Morto un Papa se ne fa sempre un altro e la ditta Gammarelli attendeva anche stavolta l’importante telefonata che invece non è mai arrivata. Nei giorni scorsi un sarto di Borgo Pio, Mancinelli, è andato in televisione a dire che stava predisponendo le sole tre talari bianche, peraltro usando della stoffa «molto semplice» in vista dell’elezione del nuovo successore di Pietro dando vita a un caso di cui in queste ore sta parlando tutta la Roma ecclesiastica. Stefano Gammarelli, il giovane e illuminato discendente della storica maison, ci ha rivelato di aver telefonato lui in Vaticano, ma di aver ricevuto una risposta sconcertante: «per il nuovo Papa useremo le talari vecchie, comprese quelle di Francesco» che corrispondono alla misura più grande delle tre da predisporre. Lo stesso Mancinelli, forse in imbarazzo per non aver avuto nemmeno lui nessuna commissione ufficiale, ha ammesso ieri di prepararle di propria «spontanea iniziativa». Chiunque sarà il nuovo pontefice dovrà adeguarsi, almeno all’inizio del suo ministero, all’usato "low cost".
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