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Giovanna Pedretti, "no contributo terzi": chiesta l'archiviazione del caso

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Le indagini svolte dalla Procura di Lodi sul caso di Giovanna Pedretti, la ristoratrice di Sant’Angelo Lodigiano che si è gettata nel Lambro dopo essere finita al centro di una bufera mediatica sui social, hanno chiarito che nella morte «non vi è stato alcun contributo di terze persone» e che «si è suicidata per annegamento dopo numerosi tentativi autolesivi a mezzo di uno strumento da taglio non capace di lesioni profonde». È quanto si legge in una nota della Procura di Lodi, che ha avanzato oggi la richiesta di archiviazione del procedimento «per insussistenza di fatti penalmente rivelanti» in relazione al fascicolo aperto contro ignoti per istigazione o aiuto al suicidio.

 

 

«È noto che il suicidio è avvenuto pochi giorni dopo che la signora Pedretti aveva pubblicato sul sito Facebook della propria pizzeria di Sant’Angelo Lodigiano la foto di un’apparente recensione negativa al locale, contenente caratteri discriminatori sul piano degli orientamenti sessuali e della disabilità, con l’aggiunta di un proprio commento», spiega ancora la Procura, evidenziando come «la pubblicazione aveva avuto - in breve lasso temporale - ampio risalto mediatico, prima al livello locale e poi nazionale (stampa e televisione), con numerosi interventi e polemiche sia sul contenuto discriminatorio della apparente recensione che sulla risposta della signora Pedretti, e in seguito sulla verità o falsificazione della recensione stessa; sono intervenuti nella polemica anche alcuni blogger e personaggi noti nel mondo dei social network».

 

 

La Procura sottolinea inoltre come «le indagini svolte hanno chiarito che la apparente recensione pubblicata su Facebook non è genuina». Quindi, «non sussistendo alcun fatto riconducibile all’art. 580 c.p., la richiesta di archiviazione è stata avanzata nel registro ignoti senza procedere ad aggiornamenti dell’iscrizione», conclude la Procura.

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