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Meteo, gli effetti della fine di El Niño. La previsione degli scienziati: cosa succederà

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Gabriele Imperiale
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El Niño sta per finire. La Niña sta per arrivare. In poche parole: fine del forte riscaldamento delle acque superficiali di mezzo mondo, raffreddamento invece in arrivo. Ma cosa vuol dire tutto questo? A dare una risposta gli scienziati del Noaa, la National Oceanic and Atmospheric Administration, che hanno fornito alcuni dati del fenomeno e hanno spiegato cosa avverrà nei prossimi anni. Ma partiamo dalle basi. El Niño, è il nome dato dai pescatori di Ecuador e Perù al riscaldamento periodico delle acque che porta con sé una sparizione dei pesci e significa letteralmente “il bambino”, inteso come Bambino Gesù. Ben presto è stato studiato da meteorologi e climatologi che hanno capito si trattasse di un fenomeno globale e molto più complesso. Perché El Niño, chiamato dagli esperti “Enso-El Niño Southern Oscillation” coinvolge buona parte del clima della terra e provoca siccità in alcune zone – come Asia e Africa –, piogge più abbondanti in altre e più caldo su tutto il globo. Nello scenario attuale, El Niño – che è un fenomeno naturale – si somma al cambiamento climatico antropico tanto da spingere le temperature degli ultimi due anni a picchi mai raggiunti.

 

 

Ma ora che sta per finire, cosa succederà? Il Pacifico orientale si raffredderà per la risalita di correnti più fredde, le acque si riempiranno di molte sostanze nutritive, i pesci torneranno e avrà inizio La Niña. Come ha ricostruito Paolo Virtuani su Il Corriere della Sera, la buona notizia è quindi che proprio l’ondata calda sarebbe giunta al termine. Secondo le stime, La Niña si svilupperà tra aprile e giugno e nell’emisfero Nord – il nostro – i suoi effetti si faranno sentire nel prossimo autunno-inverno. Nonostante questo, però, la cattiva notizia è che il riscaldamento complessivo del nostro pianeta proseguirà anche per il resto del 2024. Ma non tutti gli esperti sono ancora sicuri che El Niño sia al termine: mentre l’ufficio meteorologico australiano e indiano hanno già proclamato la fine del fenomeno, il Noaa è più cauto. Ha stimato nell’85% di probabilità la sua fine, aggiungendo anche che tra aprile e giugno si instaurerà “una condizione neutra di transizione, con il 60% di probabilità che tra giugno e agosto si passi alla fase di La Niña”.

 

 

Parlavamo di cambiamenti climatici. Anche il periodo di ritorno di El Niño li ha subiti e si è abbassato. “Da una media di 5-7 anni circa, ora si è ridotto a 3-4”- scrive Virtuani. Il turn over sempre più veloce tra El Niño e La Niña potrebbe poi essere collegato agli stravolgimenti climatici. Dati che preoccupano gli esperti e non solo. Secondo la Fao: “I due cicli sono molto più veloci ultimamente e fanno diminuire la possibilità di adattarsi ai cambiamenti”. Da gennaio scorso, ad esempio, l’Africa occidentale sta “battendo i record di calore a causa del Niño”. Numeri che hanno spinto Joyce Kimutai, dell'Imperial College di Londra a pensare che “la siccità in Africa meridionale sembra essere alimentata principalmente dal Niño”. Dello stesso avviso il rappresentante locale delle Nazioni Unite che ha lanciato un preoccupato appello per ottenere aiuti dopo gli “effetti devastanti” delle piogge stagionali aggravate proprio dal Niño, causa al momento di quasi 100 mila sfollati.

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