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Superbonus, truffe senza fine: il disastro M5s dissangua l'Italia

Alessio Buzzelli
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Oltre 600 milioni di euro sequestrati e 98 persone indagate per truffa nell’ambito dell’ennesima frode legata ai bonus edilizi. È quanto accaduto ieri in Campania, dove gli agenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli hanno dato esecuzione a un provvedimento di sequestro preventivo, emesso dal Gip del Tribunale di Napoli Nord, nei confronti crediti derivanti da bonus edilizi per oltre 607 milioni di euro. Un maxi sequestro, non certo il primo di questo tipo e, si teme, neanche l’ultimo, giunto al termine di un lungo e complesso lavoro di investigazione, attraverso il quale gli inquirenti hanno scoperto come i crediti vantati fossero relativi a diversi lavori edili mai realmente eseguiti, tra cui adeguamenti sismici, ristrutturazioni e riqualificazioni energetiche, e riconducibili a società prive di solidità patrimoniale. Lo schema, insomma, è pressoché sempre lo stesso, in questo come in altri casi simili: aziende senza i requisiti minimi di affidabilità, quando non direttamente fittizie, che incassano milioni di euro di crediti per lavori inesistenti, sfruttando le maglie larghe e i tanti punti ciechi insiti nei complessi meccanismi sui quali sono stati costruiti i vari bonus e superbonus. Tanto che già nel corso del 2022 nell’ambito di questa stessa inchiesta, per fare un esempio, erano stati sequestrati 903 milioni di euro, sempre riconducibili alla circolazione di falsi crediti per lavori di ristrutturazione e di efficientamento energetico, nonché a canoni di locazione previsti dal Decreto «rilancio».

 

Per tornare all’operazione di ieri e ad alcuni particolari ad essa relativi, in una nota firmata dal procuratore Maria Antonietta Troncone si racconta come non solo i lavori sarebbero stati addirittura eseguiti da gelaterie, profumerie, sale giochi e ambulanti, ma addirittura molti dei richiedenti sarebbero risultati anche percettori di reddito di cittadinanza. E, per non farsi mancare nulla, un uomo coinvolto dalle indagini sarebbe riuscito persino a cedere a terze parti crediti superiori al milione di euro mentre si trovava agli arresti domiciliari. Il maxi sequestro di ieri si va a sommare ad una lista infinita di truffe e frodi compiute dal Nord al Sud del Paese, lista che tristemente si aggiorna quasi ogni giorno e senza soluzione di continuità dall’estate del 2020, anno in cui il Governo Conte II lanciò in grande stile la stagione dei bonus e dei superbonus. Di casi se ne potrebbero citare centinaia. Per restare al 2023 e alla Campania, vale la pena citare la confisca record, probabilmente la più cospicua avvenuta finora, disposta dalla procura di Avellino nel marzo scorso su un totale di 1,7 miliardi di euro di crediti d’imposta fittizi legati sopratutto ad «ecobonus» e «bonus facciate», che portò 21 persone sul registro degli indagati per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato.

In quel caso, ad esempio, si scoprì che alcuni degli intestatari delle cessioni fossero persone senza fissa dimora, decedute e oppure con precedenti penali e che in ben duemila casi i lavori si sarebbero dovuti realizzare addirittura in comuni completamente inesistenti. Per fornire una seppur approssimativa dimensione del fenomeno, senza andare troppo indietro nel tempo, basti poi ricordare che nel medesimo giorno del sequestro appena citato, il 22 marzo 2022, ne andò in scena un altro dalle dimensioni simili, questa volta in Piemonte, per la nota regola per cui le truffe non conoscono patria. A portare a compimento l’operazione fu la Guardia di Finanza di Asti, che confiscò la bellezza di 1,5 miliardi di euro di crediti falsi, che, sommati agli 1,7 miliardi del sequestro di Avellino, fanno 3,2 miliardi. Non male per un solo giorno di sequestri. Nemmeno due mesi dopo, sempre ad Asti, sempre all’interno della stessa indagine e sempre per crediti d’imposta mai dovuti, furono sequestrati altri 705 milioni di euro, generati dagli indagati attraverso la solita modalità: la maggior parte degli immobili sui quali si dovevano effettuare i lavori semplicemente non era mai esistita, così come non esistevano alcuni dei comuni sui quali gli immobili (inesistenti) sarebbero dovuti sorgere.

 

Secondo i dati ufficiali forniti dall’Agenzia delle Entrate nel marzo 2023 (ad oggi la stima disponibile più aggiornata) le truffe sui bonus edilizi avrebbero raggiunto complessivamente la cifra monstre di oltre 12 miliardi di euro, di cui 7,2 miliardi derivanti da sequestri e blocchi da parte di Guardia di Finanza e 4,8 miliardi frutto dei rilievi operati dall’Agenzia delle Entrate. Bisogna però precisare che queste stime riguardano l’ammontare complessivo di crediti d’imposta irregolari relativi a tutti i bonus edilizi e non, come spesso è stato erroneamente riportato, al solo «superbonus 110%», che anzi riguarderebbe solo il 5% dei crediti utilizzati nelle frodi, a fronte di circa l’80% relativo invece al «bonus facciate» e all’Eco-bonus. Nello specifico, nel 58% dei casi le irregolarità riscontrate sono attribuibili al bonus facciate, nel 23% all'ecobonus ordinario, nell’8% al sisma bonus, nel 5% al bonus locazioni, nell’1% alle ristrutturazioni e, appunto, nel 5% dei casi al Superbonus propriamente detto. Sia come sia, i problemi legati ai bonus edilizi, al netto di alcuni, indubbi benefici che pure hanno in qualche modo portato all’economia del Paese, sembrano ben lontani dell’essere risolti. 

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