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Caso Apostolico, la giudice non si ferma più e rilascia altri 4 tunisini

Dario Martini
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Iolanda Apostolico tira dritto e dispone l’immediato rilascio dal centro di Pozzallo di altri quattro tunisini sbarcati alcuni giorni fa a Lampedusa. Si tratta della giudice di Catania che nel 2018 prese parte alla manifestazione per far sbarcare i migranti a bordo della nave Diciotti. Sit-in in cui la folla urlava contro i poliziotti e protestava contro l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. È lo stesso magistrato che in passato pubblicò sul suo profilo social una petizione per sfiduciare lo stesso titolare del Viminale e mise un "like" a un post di insulti al leader della Lega. Le sentenze di ieri sono praticamente identiche a quelle emesse lo scorso 29 settembre, quando dispose di rilasciare altri quattro tunisini, anche il quel caso trattenuti nel Cpr di Pozzallo. Nel frattempo, quei primi quattro migranti liberati si sono visti rigettare la richiesta d’asilo. E adesso, come prevedibile, sono irreperibili. Il denominatore comune di questi provvedimenti è chiaro: i migranti tunisini, nonostante provengano da un Paese ritenuto sicuro, basta che presentino richiesta di asilo per ritrovarsi liberi di girovagare per l’Italia. Il copione è sempre lo stesso: il questore dispone il trattenimento, la giudice Apostolico li fa rilasciare. Gli ultimi quattro migranti fatti uscire dal Cpr sono tutti maggiorenni. Hanno 18, 26, 29 e 37 anni. Ciò che colpisce sono le motivazioni fornite alle autorità.

 

 

Uno di loro ha raccontato che non andava più d’accordo con la madre che si voleva risposare; un altro ha riferito di aver difficoltà a pagare un debito e a mantenere la famiglia; un altro ancora ha detto di aver ricevuto minacce da parte di un uomo che voleva sposare sua sorella; l’ultimo ha spiegato di avere problemi di lavoro con i cugini. Motivazioni ordinarie, dunque. Fatti che possono capitare a chiunque in ogni parte del mondo. D’altronde, provenendo dalla Tunisia, non potevano dire di essersi imbarcati per fuggire da una guerra. Apostolico ha respinto la convalida del trattenimento nel Cpr adducendo una serie di motivazioni giuridiche, tra cui il contrasto con la normativa europea, anche riguardo alla garanzia di cinquemila euro posta come onere per evitare di restare nel centro. Come sostiene la giudice, basta che il migrante manifesti la volontà di richiedere asilo, anche in attesa della decisione definitiva, affinché goda immediatamente della protezione. Nelle sentenze si legge che il trattenimento «può avere luogo soltanto ove necessario, sulla base di una valutazione caso per caso, salvo se non siano applicabili efficacemente misure alternative meno coercitive», non potendo, peraltro, «per un richiedente asilo, operarsi alcun automatico collegamento tra la mancanza di documenti, o la mancanza di risorse economiche, e l’intento di rendersi irreperibile e sottrarsi agli effetti dell’eventuale rigetto della domanda, e non potendo dirsi che, in tali casi, unica misura idonea a prevenire tale pericolo sia il trattenimento».

 

 

Dura la reazione della Lega, che nei giorni scorsi aveva chiesto le dimissione di Apostolico. «Prima in una piazza dove si insultano le forze dell’ordine e si difendono gli sbarchi, poi in tribunale per rimettere in circolazione altri clandestini - scrive in una nota il partito di Salvini - Un intervento è necessario, come consentito dalla Costituzione, per rispetto della legge, del buonsenso e del popolo italiano». Dello stesso tenore il commento di Antonella Zedda, vicecapogruppo di FdI al Senato: «Sull’immigrazione in Italia esistono due fronti contrapposti: da un lato il governo Meloni, che attraverso le nuove normative espelle immigrati clandestini con divieti di ingresso e sgomina bande di scafisti; dall’altro una certa magistratura politicizzata, che disapplica le leggi per impedire l’immigrazione illegale di massa rimettendo in libertà immigrati clandestini arrestati. È quanto ha fatto oggi, di nuovo, la giudice del tribunale di Catania Iolanda Apostolico. Gli italiani, stanchi di avere città poco sicure e di doversi sobbarcare il carico di un’accoglienza impossibile, sanno da quale parte stare».

 

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