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Testamento Berlusconi, i rischi dai lasciti all'eredità: "Cosa ci insegna"

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Il testamento di Silvio Berlusconi con l'enorme eredità di beni, immobili e partecipazioni societarie che passa ai cinque figli è uno degli argomenti più discussi di questo periodo. Fior di avvocati specializzati e giuristi si sono cimentati a sottolineare le presunte anomalie del terzo documento che lo compone, quello olografo presentato da Marta Fascina al notaio Roveda che stabilisce i lasciti da 100 milioni di euro per Paolo Berlusconi e per la stessa compagna del fondatore di Forza Italia, e da 30 milioni per Marcello Dell'Utri. Ma non solo. Il complicatissimo mosaico della successione è stato analizzato anche nel suo insieme per fornire un vademecum sul come stilare correttamente un testamento anche se, ovviamente, non si hanno le sterminate disponibilità del Cavaliere. 

 

Il Sole 24 ore a riguardo ha stilato i punti chiave dell'eredità spiegando cosa ci lasciano i testamenti lasciati da Berlusconi. Il testamento è "uno strumento delicato e complicato" e pertanto "andrebbe fatto dopo aver consultato un esperto della materia", spiega Angelo Busani che parte dalla "scelta di campo" fondamentale: "comunione o divisione?". Uno divorziato con cinque figli come il Cav proprietario di cinque appartamenti deve decidere "se provocare una comunione tra i cinque figli (in quote eguali oppure taluno per la quota di legittima egli altri per la quota disponibile) oppure se disporre una divisione (l'appartamento Uno a Caio, l'appartamento Due a Sempronio, eccetera), magari prevedendo conguagli a carico del figlio assegnatario di beni di maggior valore rispetto agli altri". "Il consiglio è quello di non seguire l'esempio di Berlusconi. La comunione è una situazione difficile da gestire e suscettibile di dar corso a litigi". 

L'analisi affronta anche l'interrogativo sui lasciti, in gergo tecnico i legati. In particolare quello "a persona convivente". Si spiega che "la legge riconosce diritti ereditari ai parenti e al coniuge del defunto", ma "nessun diritto ereditario sorge invece da un rapporto di convivenza (tranne il diritto di abitare nella residenza familiare per qualche anno)". Il testatore può ovviare mediante "donazioni in vita o mediante testamento (senza però violare la quota di legittima)" degli eredi. Va sottolineato che la quota di legittima spettante ad esempio ai figli, "non può in nessun caso essere gravata da legati. In altre parole, non si può scrivere: «Lascio a mio figlio, Tizio la quota di legittima e gli impongo di pagare un legato di 100 a favore della mia convivente". Il caso anche qui ricalca quello di Berlusconi e i dubbi sul terzo documento: "Nulla impedisce al figlio Tizio di adempiere il legato (...), ma egli, d'altro canto, potrebbe (...) rifiutarsi".

 

C'è poi il caso delle "condizioni sospensive", come quella di Berlusconi "se non dovessi tornare dal San Raffaele": "Se l'evento futuro rappresentato nel testamento in senso negativo non si verifica, la disposizione testamentaria va in fumo". Il Sole affronta anche altri dubbi sulle ultime volontà del Cav, dal fatto che sarebbe meglio lasciare un solo testamento a quello che sarebbe consigliabile non inserire la stessa disposizione in più documenti. Detto questo, due osservazioni. La prima è che dalla famiglia non ci sono segnali di sorta di una possibile impugnazione da parte degli eredi delle ultime volontà di Berlusconi. La seconda è che pochi italiani hanno patrimoni così sterminati da essere paragonabili a quello del Cav...  

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