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Rimini, l'Anpi non vuole in piazza la statua di Giulio Cesare

Christian Campigli
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Una statua, una piazza e un'idea, squisitamente tecnica, avanzata da un sottosegretario. In un Paese normale si discuterebbe della bellezza dell'opera d'arte, della sua resistenza alle intemperie, degli eventuali disagi alla mobilità cittadina per apportare quel tipo di miglioria estetica. In un Paese normale, appunto. In Italia l'Anpi grida allo scandalo, al ritorno del fascismo (per le milleottoventesima volta) e si erge a censore di Vittorio Sgarbi. Promettendo battaglia. La surreale vicenda ha come scenario la bella città di Rimini. Famosa in tutto lo Stivale per le sue meravigliose spiagge e per le sue notti piene di divertimento. Per il turismo italiano, tedesco e svedese. L'istrionico critico d'arte però riesce ad intravedere una bellezza artistica anche dove i comuni mortali non arrivano. E così propone che una statua di Giulio Cesare, ora che il suo restauro è finalmente terminato, venga rimessa al suo posto. Dove è sempre stata. Apriti cielo.

 

 

Ma perché l'Anpi è così avversa al condottiero romano, nato (e morto) molti anni prima di Mussolini? Perché l'opera in bronzo della fonderia Laganà fu regalata alla città dal Duce e inaugurata nel 1933. Le cronache dell'epoca raccontano che ci fu una vera e propria folla presente quel giorno in quella piazza che, guarda il caso strano, si chiamava Giulio Cesare. Poco dopo la liberazione della cittadina romagnola, nel 1944, la giunta comunale dell'epoca decise di cambiare nome a quella piazza che divenne Piazza Tre Martiri. Una scelta nata dalla volontà di rendere omaggio ai tre giovani partigiani, Luigi Nicolò, Adelio Pagliarani e Mario Capelli, che in quel luogo il 16 agosto erano stati impiccati. L'anno successivo la statua venne rimossa e accatastata in un magazzino. Otto anni più tardi, tre soldati la notarono abbandonata sul greto di un fiume, il Marecchia. Spinti dal buon senso, la segnalarano ai propri graduati e, dopo alcuni giorni, l'opera d'arte venne portata in caserma. Dove è rimasta fino a poco mesi fa.

 

 

«La statua fu donata alla città di Rimini da Benito Mussolini e per tali ragioni incarna anche un valore storico e politico legato a colui che la donò - sottolinea, in una nota, Anpi Rimini -. Per questo la nostra opposizione è forte e decisa rispetto alla sua collocazione in piazza Tre Martiri, una piazza antifascista. Nel 2024 cadrà l’80esimo anniversario del sacrificio dei tre ragazzi e questa data non può in alcun modo coincidere con il ritorno in piazza del dono mussoliniano alla città di Rimini. Ostinarsi a voler ricollocare in quella piazza la statua di Giulio Cesare rappresenta un’offesa alla memoria del sacrificio dei Tre Martiri». Un messaggio che rivendica, anzi esalta, la cancel culture in salsa antifascista.

 

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