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Kata, nessuna traccia della bambina nell'ex Astor. Analisi su un cellulare

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È stato passato da cima a fondo l’ex hotel Astor in via Maragliano nella zona nord di Firenze ma di Mia Kataleya Chiclio Alvarez - chiamata Kata in famiglia - nessuna traccia.I carabinieri del Ros, del Sis e dei Gis hanno fatto oggi, per sette ore, dalle 9 alle 16, una maxi perquisizione della struttura che ieri è stata completamente sgomberata (gli occupanti abusivi erano oltre 130, di cui circa 50 bambini). I militari dei gruppi specializzati dell’Arma - ampio lo spiegamento di forze - sono andati alla ricerca di ogni possibile elemento riconducibile alla bambina di origine peruviana, 5 anni, scomparsa dal cortile dell’ex albergo dal primo pomeriggio di sabato 10 giugno: le ultime immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza mostrano Kata, come i familiari chiamano la piccola sparita, intorno alle 15.01-15.15 uscire e rientrare nell’edificio. Sono state effettuate ispezioni - anche attraverso apparecchiature tecnologiche specifiche (sonde, telecamere e droni) - che hanno permesso di verificare il contenuto di vani angusti, intercapedini, controsoffitti, cunicoli, tubazioni, pozzetti e di un sottotetto, anche normalmente non accessibili dell’Astor, spiegano gli investigatori, «alla ricerca di elementi utili alle indagini».

 

In alcuni ambienti dell’ex albergo sono continuate «le attività di sopralluogo e repertamento delle fonti di prova», hanno precisato gli investigatori. I carabinieri sono entrati nelle tante camere in uso agli occupanti - non solo quella dove abitava Kathrine Alvarez, la mamma di Kata, e il fratellino - e sono stati sequestrati vari oggetti. È stato rinvenuto, all’interno di un cassonetto, un telefono cellulare che sarà oggetto di successivi approfondimenti investigativi.

 

La Direzione Distrettuale Antimafia indaga per sequestro di persona a scopo di estorsione e tra le piste battute dagli investigatori c’è l’ipotesi che Kata possa essere stata rapita per una questione di regolamento di conti fra bande di sudamericani (peruviani e ecuadoregni) e romeni all’interno dell’ex hotel occupato che controllavano il racket degli affitti (da 500 a 1.500 euro per stanza). Un’eventualità di cui avrebbe parlato il padre di Kata, Miguel Angel Ramon Chiclio Romero, che fino a lunedì 12 giugno era rinchiuso nel carcere di Firenze per una condanna per furto.

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