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Telemarketing selvaggio, confisca e stangata milionaria per quattro aziende

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Christian Campigli
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Uno strumento di lavoro portato spesso all'estremo. Utilizzato senza rispetto per chi riceve la telefonata. Delle sue esigenze, dei suoi tempi e dei suoi interessi. Nuova azione del Garante privacy contro il telemarketing selvaggio. Le società coinvolte nella vicenda sono state sanzionate per un totale di un milione e ottocento mila euro. Due di esse sono state colpite dal provvedimento di confisca che sottrae loro la base di dati utilizzata per effettuare le attività illecite. L’operazione si è svolta simultaneamente presso le sedi delle società interessate (nel veronese e in Toscana) e costituisce la prima occasione in cui il Garante dispone la confisca delle banche dati dei potenziali clienti.

L’attività di indagine, come ricorda l'agenzia di stampa AdnKronos, si è avviata grazie ad una segnalazione alla guardia di finanza di Soave (piccolo centro in provincia di Verona) e ha permesso di individuare le quattro società interessate. Le medesime sono state ritenute responsabili di una serie di attività in aperta violazione della normativa in materia di protezione dei dati personali. In particolare, quelle veronesi, mediante acquisizione di apposite liste illegalmente prodotte, contattavano decine di migliaia di soggetti, senza che questi avessero mai rilasciato il necessario consenso per il trattamento dei propri dati a fini di marketing, proponendo offerte commerciali di diverse compagnie energetiche, giungendo anche a proporre, dopo poco tempo, passaggi inversi fra queste, al fine di accrescere le proprie provvigioni.

I contratti così realizzati venivano poi girati alle due società toscane per l’indebito inserimento nel database delle compagnie, il tutto senza alcun formale incarico e in base a un sistema di distribuzione delle responsabilità in ambito privacy fittizio, meramente formalistico e con gravissime carenze nell’adozione di efficaci misure di sicurezza per la protezione dei propri sistemi. Un fenomeno, definito di sottobosco, che si alimenta con affidamenti ed attività al di fuori delle norme, ma anche per un insufficiente controllo da parte delle grandi aziende committenti.

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