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Caso David Rossi, sit-in a Siena: dieci anni aspettando la verità

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Il 6 marzo 2013 veniva trovato a Siena il corpo del manager di Monte dei Paschi. Oggi manifestazione per ricordarlo

Angela Bruni
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«Per me il 6 marzo è tutti i giorni. Lo vivo tutti i giorni come se fosse ieri. Però fa riflettere il fatto che siano passati ben 10 anni». Antonella Tognazzi, vedova di David Rossi, l’ex capo della Comunicazione di Mps, morto dopo essere precipitato da una finestra della banca a Siena, parla all’Adnkronos alla vigilia dell’anniversario della tragedia che si consumò la sera del 6 marzo 2013. Oggi Antonella, la figlia Carolina Orlandi, chi voleva bene a David e ha sposato la battaglia della sua famiglia, si riunirà alle 19, in piazza Salimbeni a Siena, in una commemorazione pubblica per «i dieci anni senza David, senza verità, senza giustizia».

Un’iniziativa, spiega la vedova dell’ex manager di Mps, organizzata «perché non bisogna abbassare la guardia e bisogna tenere alta l’attenzione anche in previsione dell’istituzione di una nuova Commissione di inchiesta che speriamo arrivi a scandagliare tutto ciò che è ancora da verificare e scoprire».

Dopo la Commissione parlamentare di inchiesta istituita nella scorsa legislatura e presieduta da Pierantonio Zanettin, il 20 marzo inizierà infatti in aula alla Camera la discussione per istituire una nuova Commissione di inchiesta sul caso, che potrebbe incassare il via libera già il 24 marzo. «Confido nella buona volontà dei nuovi membri che dovranno ricominciare daccapo e mi auguro che siano persone motivate a fare chiarezza a beneficio di tutti. Spero che, seguendo le orme della precedente Commissione di inchiesta, emergano nuovi elementi», sottolinea Antonella Tognazzi.

Dopo dieci anni, due archiviazioni e una Commissione parlamentare di inchiesta la famiglia cerca ancora la verità: «Il nostro obiettivo da sempre è quello di richiedere la riapertura delle indagini con un fascicolo che riporti la motivazione giusta ossia per omicidio», conclude la vedova del manager. È la sera del 6 marzo 2013 quando David Rossi viene trovato a terra, ormai senza vita, in vicolo Monte Pio, la strada sulla quale si affacciava il suo ufficio di Rocca Salimbeni. Aveva detto alla moglie che stava tornando, invece a casa non arriverà mai. La procura di Siena apre un fascicolo per istigazione al suicidio, in modo da poter svolgere le indagini, ma gli accertamenti fin dall’inizio propendono per il gesto volontario. E infatti due inchieste vengono archiviate come suicidio.

Qualche giorno prima della morte, il 19 febbraio, la Guardia di Finanza, su ordine della Procura di Siena, aveva perquisito anche il suo ufficio nell’ambito di un’indagine sull’acquisizione della Banca Antonveneta. Emergono dubbi. Che motivo aveva Rossi di uccidersi? La sua morte si intreccia con le vicende che attraversa all’epoca uno dei principali gruppi bancari italiani? Chi lo conosceva racconta di un David diverso nelle ultime settimane: cosa lo inquietava? Inchieste giornalistiche sollevano perplessità sulle indagini. E accendono i riflettori su nuovi scenari come la vicenda di presunti festini nella zona di Siena. Mentre sul fronte giudiziario il caso è archiviato, in parlamento nasce una Commissione parlamentare di inchiesta per indagare: lavora fitto tra audizioni e colpi di scena e dispone una maxi perizia che se da un lato parla dell’ipotesi di un gesto «anticonservativo» dall’altro rileva anche lesioni sul corpo non attribuibili alla caduta lasciando aperti molti interrogativi. Quelle ferite potrebbero essere frutto di una colluttazione prima del volo dalla finestra? Se soccorso prima, David Rossi poteva essere salvato? Intanto gli atti frutto del lavoro della Commissione vengono trasmessi alle procure competenti dando adito a nuovi fascicoli. E ora una nuova Commissione potrebbe tornare ad occuparsi del caso anche in questa legislatura. 

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