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Auto benzina e diesel, l'Ue dice basta alla vendita. Cosa succede adesso

Tiziano Carmellini
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La botta alla fine è arrivata, ed è di quelle che lasciano il segno. Il Parlamento europeo ha approvato (340 voti favorevoli, 279 contrari e 21 astensioni) l’accordo del quale si era parlato a lungo lo scorso novembre tra i Paesi della Ue sulle emissioni delle auto. La sintesi non lascia spazio a interpretazioni: dal 2035 sarà vietata la vendita dei veicoli più inquinanti a motore termico (benzina e diesel).

Il provvedimento che fa parte del pacchetto Ue sul clima «Fit for 55», ha creato il panico non solo nel mondo dell’automotive che già in parte se lo aspettava, ma anche in tutti coloro che non credono nella capacità di molti Paesi (tra questi sicuramente l’Italia) di mettersi al pari con le infrastrutture necessiaria per un passo così lungo.

La nuova legislazione stabilisce il percorso verso l’azzeramento delle emissioni di CO2 per le nuove autovetture e i veicoli commerciali leggeri nel 2035 (un obiettivo a livello di flotta dell’Ue per ridurre del 100% le emissioni di CO2 prodotte dalle nuove auto e furgoni). Un percorso che si farà a tappe e prevede obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni per il 2030 fissati al 55% per le auto e al 50% per i furgoni.

Ora la Commissione europea presenterà entro il 2025 una metodologia per valutare e comunicare i dati sulle emissioni di CO2 durante l’intero ciclo di vita delle autovetture e dei furgoni venduti sul mercato dell’Ue, corredata di proposte legislative ove opportuno. Entro dicembre 2026 la Commissione monitorerà il divario tra i valori limite di emissione e i dati reali sul consumo di carburante ed energia, riferirà su una metodologia per adeguare le emissioni specifiche di CO2 dei costruttori e proporrà adeguate misure di follow-up. I costruttori responsabili di piccoli volumi di produzione in un anno solare, possono beneficiare di una deroga fino alla fine del 2035.

L’attuale meccanismo di incentivazione per i veicoli a zero e basse emissioni (ZLEV), che premiai produttori che vendono più veicoli di questo tipo (con emissioni da zero a 50 g CO2/km, come i veicoli elettrici e gli ibridi plug-in ben performanti) e saranno adattati per soddisfare le tendenze di vendita previste. Dal 2025 al 2029 il benchmark ZLEV è fissato al 25% per le vendite di auto nuove e al 17% per i nuovi furgoni e dal 2030 l’incentivo verrà rimosso.

Ogni due anni, a partire dalla fine del 2025, la Commissione pubblicherà una relazione per valutare i progressi verso la mobilità su strada a zero emissioni. Immediate le reazioni della politica italiana con la Lega, da sempre contraria a una stretta esagerata, che non ci sta. Salvini non usa mezze misure: «Decisione folle e sconcertante, contro le industrie e i lavoratori italiani ed europei, a tutto vantaggio delle imprese e degli interessi cinesi. Ideologia, ignoranza o malafede?».

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, proprio nel giorno del tavolo con Stellantis, si muove a protezione dei livelli occupazionali. «Siamo convinti oggi più che mai che sia necessaria una seria riflessione in Europa per rendere compatibili gli obiettivi green del 2035, che tutti noi condividiamo, con la effettiva possibilità del nostro sistema industriale di convertire la produzione nelle tappe prefissate».

Sul tavolo di confronto con il grande gruppo automobilistico si era parlato propro di nuovi incentivi per le auto elettriche, che sostengano la filiera italiana. Perché è chiaro a tutti che il nostro Paese non è pronto al «grande passo» sull’elettrificazione: e undici anni passano velocemente per ripensare di sana pianta una infrastruttura del genere.
Al tavolo al ministero, i sindacati e le associazioni di categoria (Fiom Cgil, Uilm, Fim Cisl, Fismic, UgIM ed AqcfR) chiedono garanzie su occupazione e produzione per gli stabilimenti italiani.

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