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Migranti e Ong oggi, il ministro Piantedosi svela il bluff delle navi

Dario Martini
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Le Organizzazioni non governative che salvano i migranti nel Mediterraneo protestano contro le nuove regole varate dal governo. Vorrebbero attraccare nei porti siciliani e calabresi, mentre adesso sono obbligate a dirigersi anche verso nord, in regioni come Emilia Romagna, Marche o Toscana. In questo modo - è la loro contestazione - sono costrette a prolungare la navigazione costringendo i migranti a restare a bordo delle navi per un periodo più lungo rispetto a quanto avveniva prima, mettendo così a rischio la sicurezza di scappa dall'Africa. Una ricostruzione che non corrisponde alla realtà. A spiegarlo è il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi.

Intervistato a L'Aria che tira su La7, il titolare del Viminale fa notare che le cose stanno esattamente all'opposto: «Oggi, con le regole che abbiamo introdotto, le Ong restano in mare per un periodo più breve rispetto a quanto accadeva in precedenza, quando si trattenevano anche tre settimane» nel Mediterraneo «prima che venisse loro assegnato un porto di sbarco».

Piantedosi spiega che tutto ciò ormai non avviene più, perché adesso «appena fanno un salvataggio gli consentiamo di portare in un tempo considerevolmente breve le persone in un porto sicuro». Piantedosi tiene anche a sottolineare come l'azione del governo sia volta a fissare un quadro di norme più coerente e in grado di definire meglio i ruoli degli attori in campo: «I salvataggi in mare e l'azione di controllo nel Mediterraneo legata agli sbarchi la fa lo Stato, con strutture che dimostrano grande efficienza, dalla Guardia di finanza alla Capitaneria di porto. Allo stesso tempo non neghiamo i salvataggi, non neghiamo la possibilità che quelle persone siano portate a terra e quindi assistite. Ma noi abbiamo l'ambizione di gestire il fenomeno e non possiamo consentire che navi private battenti bandiera di altri Paesi si sostituiscano allo Stato italiano». Il ministro conferma come le Ong si siano spesso trasformate in un fattore d'attrazione (in gergo tecnico "pull factor") per le imbarcazioni in partenza dall'Africa.

Inoltre, recenti attività d'indagine hanno «registrato un abbassamento della qualità della produzione» di quegli stessi barconi con cui i migranti salpano dalla Libia e dalla Tunisia, e questo fatto «in molti casi favorisce le tragedie dei ribaltamenti e dei naufragi». Piantedosi replica anche alle accuse arrivate da vari esponenti del Partito democratico, secondo cui i porti indicati alle Ong dal governo sono governati da sindaci di sinistra: «Non assoggetterei mai le scelte a valutazioni di questo tipo», dice lapidario il ministro.

A conferma di ciò, il ministero sta valutando di inserire anche Genova tra i possibili «porti sicuri». Il sindaco Marco Bucci, che guida un'amministrazione di centrodestra, non si spaventa affatto. E non fa polemiche. Anzi, si dice già pronto a fare la sua parte: «Il governo ha il quadro d'insieme e conosce quali porti è meglio che siano chiamati in causa. Genova è disponibile ad accogliere le imbarcazioni gestite dalle Ong». 

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