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Soumahoro e l'affare ucraino, il racconto di un operatore: "Aboubakar veniva alla Karibu"

Dario Martini
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«Me lo ricordo bene almeno due volte qui alla Karibu di Latina. Una volta portava la spesa insieme al figlio di Maria Teresa». A parlare è Marco (nome di fantasia), un operatore sociale che lavorava alla coop attiva nell'accoglienza dei migranti di cui è amministratore Marie Therese Mukamitsindo (Maria Teresa come la chiama Marco), suocera di Aboubakar Soumahoro, il paladino dei braccianti diventato parlamentare della sinistra alle ultime elezioni. Marco non vuole che sia riportato il suo vero nome, né la sua nazionalità, dal momento che ha un contenzioso aperto con la Karibu, che gli deve pagare ancora diciotto mensilità.

La sua testimonianza è importante per due motivi. Innanzitutto perché Soumahoro ha ribadito più volte di non avere mai avuto nulla a che fare con la coop della suocera, dove la moglie, Liliane Murekatete, è stata presidente fino a giugno ed ancora oggi è consigliera d'amministrazione. Il parlamentare ha dichiarato di non essere mai stato a conoscenza di nulla di irregolare: né degli stipendi non pagati, né delle presunte condizioni malsane in cui si trovavano a vivere i mi granti. Inoltre, come ha spiegato recentemente la moglie in un'intervista a la Repubblica, Soumahoro «non si è mai interessato alla coop, né al consorzio Aid di cui fa parte Karibu, e in famiglia non ne parliamo mai».

Quindi, non essendoci motivo di dubitare delle sue parole, l'attuale deputato dell'Alleanza Verdi Sinistra non si è mai interessato alla coop nonostante la frequentasse portandoci la spesa, come racconta Marco. Il ricordo dell'operatore sociale va anche alle condizioni in cui si trovano a vivere i migranti. «Ad oggi sono rimasti solo dieci minori. Mangiano solo pasta e spesso non c'è né acqua né corrente. Anche il pocket money a cui hanno diritto è ridotto: 10 euro a settimana mentre dovrebbero avere 80 euro al mese».

Ovviamente, questa è la sua versione. Ma è una testimonianza che combacia con altre uscite negli ultimi giorni. A fare chiarezza sarà la Procura di Latina, che ha avviato un'indagine sul caso. C'è anche un altro aspetto che merita attenzione: allo stesso indirizzo di viale Corbusier, dove si trovano gli uffici della Karibu, ha sede anche la Lega dei braccianti, il sindacato con cui Soumahoro conduce le sue battaglie in difesa dei pro fughi sfruttati. La suocera, sempre a la Repubblica, ha affermato che «è una sede come tante altre» e Aboubakar «non ci veniva mai». Eppure, il 10 settembre 2020, Soumahoro inaugurò la nuova sede in pompa magna. Con tanto di video ancora disponibile sul suo profilo Facebook. A riprendere tutto con il cellulare fu lo stesso Aboubakar. Alle sue spalle erano schierati alcuni migranti. Indossavano tutti la mascherina, visto che era il primo anno di pandemia. «Siamo qui a Latina, nell'agro-pontino spiegava Soumahoro - stiamo inaugurando la "Casa dei diritti e della dignità Lega braccianti", è un giorno importante ed è un momento fondamentale per tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici». 

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