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Energia, ultima chiamata per l'Europa per trovare un accordo sulla crisi

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Dal vertice di Praga era più facile uscire senza un accordo vero sulle soluzioni europee alla crisi energetica. Era un Consiglio informale, interlocutorio, che non richiede conclusioni obbligatorie. E quindi è stato declassato a una tappa intermedia. Ma al Consiglio europeo formale del 20-21 ottobre non ci saranno più scuse. I Ventisette dovranno uscire con un piano d’azione, concreto e dettagliato, per dare risposte immediate ai cittadini. Questo è l’impegno sia degli Stati che della Commissione guidata da Ursula von der Leyen. Ma per arrivarci c’è ancora della strada da fare, ci sono diverse posizioni che devono convergere e tanti angoli da smussare. 

 

 

La presidenza ceca dell’Ue si è presa «l’impegno a convocare tutti i Consigli Energia necessari» per mettere a punto una strategia che possa contare su un ampio sostegno quando sarà il momento di deliberare. La prima riunione informale dei ministri dell’Energia si terrà già martedì e mercoledì prossimi (sempre a Praga) ma in realtà gli incontri tra sherpa, ministri, tecnici e ambasciatori sono quotidiani. La roadmap a cui lavora la Commissione europea, sintetizzata nell’ormai famosa lettera della presidente von der Leyen ai leader Ue si basa su quattro elementi: negoziare con i fornitori affidabili prezzi migliori; tagliare i picchi di prezzo nel mercato del gas naturale, limitare l’influenza del costo del gas sul prezzo dell’elettricità e l’acquisto congiunto per riempire gli stoccaggi. A questi si può sommare un maggiore impegno finanziario per sostenere gli Stati nei loro investimenti per la transizione energetica. Tutto il piano si basa sul precario equilibrio tra il taglio dei prezzi (è l’intento dei promotori del price cap) e la sicurezza degli approvvigionamenti (l’ossessione dei contrari al tetto ai prezzi). 

 

 

Sull’impostazione generale sono tutti d’accordo. O comunque, anche i più strenui difensori della sacralità delle leggi del mercato si sono arresi alla necessità di dover intervenire dato il rischio di recessione che corre l’Ue incagliata ora in un’economia di guerra. Il braccio di ferro è sui dettagli, tra cui quello sul price cap: non è escluso che un punto di incontro tra i vari fronti possa essere quello di utilizzare il price cap dinamico nella contrattazione con i partner affidabili durante i processi di acquisti comuni. 

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