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Alluvione Marche, secondo la Procura di Ancona non ci fu nessuna allerta

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«Dal punto di vista della dinamica degli eventi quello che si riscontra in questo momento è che non c’è stata un’allerta da parte della Regione Marche nei confronti dei Comuni e che le vittime hanno interessato principalmente i Comuni del fiume Misa, diversamente dalla precedente vicenda del 2014 dove le vittime riguardavano il centro abitato di Senigallia». Lo ha detto la procuratrice capo della Procura di Ancona Monica Garulli ai microfoni del Tgr Rai Marche, a proposito dell’inchiesta sull’ondata di maltempo che ha devastato il Senigalliese. Per quanto riguarda i tempi dell’inchiesta «cercheremo di fare il meglio», ha sottolineato la procuratrice capo Garulli. «Le indagini - ha aggiunto - sono in una fase molto iniziale. Tutte le ipotesi sono prese in considerazione. La principale preoccupazione della Procura della Repubblica è quella di garantire e assicurare le fonti di prova che possono essere di ausilio nella ricostruzione dei fatti».

E sulla dinamica dei fatti di quella notte ha parlato anche Susanna Balducci, responsabile della sala operativa della Protezione Civile della Regione Marche. Secondo la sua ricostruzione l'unico operatore presente nella sala operativa della Protezione Civile chiamò al telefono i Comuni «dopo le 22» ma le telefonate non furono dirette ai sindaci. L’operatore era da solo perché «sulla base del bollettino emesso e sul codice colore (l’allerta era giallo, ndr.), le procedure anche codificate con delle delibere di giunta ben precise, che vengono condivise con il territorio, con i prefetti e con i sindaci, non prevedevano il raddoppio di sala e soprattutto non prevedevano che fossero attivati sul territorio i centri operativi deputati a prevenire e ad intervenire prontamente per questo evento».

 

 

 

Secondo il racconto della responsabile, «quando nel tardo pomeriggio, le chiamate in sala operativa hanno cominciato ad arrivare», l’operatore si è confrontato con il funzionario reperibile e ha richiesto il supporto di un altro collega reperibile. Tutto questo è accaduto «indicativamente intorno alle 21.30». La catena di allertamento di quella notte, standard rispetto alle previsioni iniziali, è partita solo quando «l’idrometro significativo del Misa» ha superato la soglia di allarme: a quel punto è suonato l’allert all’operatore di sala (erano passate le 22), il quale visto che la situazione evolveva velocemente ed era «talmente caotica per quello che stava accadendo, ha preferito fare le telefonate direttamente a tutti i Comuni». Balducci non ha fatto alcun riferimento a chiamate indirizzate ai sindaci ma ha sottolineato che «i nostri operatori si erano sentiti con molti Comuni proprio per confrontarsi, così come fanno gli stessi Comuni per chiederci cosa poter fare e metterlo in atto». «La risposta - ha aggiunto - è, ovviamente, attuare il proprio piano di emergenza comunale, dove all’interno ci sono le procedure che permettono di garantire in primis l’assistenza alla popolazione».

Intanto nell’ambito dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Ancona in seguito all’alluvione che ha causato la morte di 11 persone, mentre si cerca ancora il piccolo Mattia, i carabinieri hanno acquisito i dati delle previsioni meteo e le telefonate arrivate alla sala operativa del 112 per valutare quando sono arrivate le prime richieste di soccorso e se l’intervento sia stato tempestivo.

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