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Alluvione Marche, i magistrati vogliono far luce sull'allerta gialla e sulle mancate opere

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Quella che si apre domani sarà una settimana importante per l’inchiesta aperta dalla procura di Ancona dopo l’alluvione di giovedì notte, che ha causato 11 morti, 50 feriti, 150 sfollati, mentre vanno avanti anche oggi le ricerche dei due dispersi: Mattia, un bimbo di 8 anni, e una donna di 56 anni, Brunella Chiù. Il fascicolo è stato aperto già nella mattinata di venerdì, a poche ore dal disastro che ha colpito le aree di Senigallia (Ancona) e di Cantiano, nel centro-nord delle Marche. Per ora non ci sono indagati e gli atti che sono in mano ai carabinieri forestali di Ancona, frutto di due visite presso la Regione Marche, rappresentano documenti conoscitivi che non sono stati posti sotto sequestro. Da domani la situazione potrebbe cambiare e ci potrebbero essere i primi indagati, sia pure come atto dovuto. Il procuratore aggiunto Valeria D’Agostino e la pm Valeria Cigliola hanno ipotizzato i reati di omicidio colposo plurimo e inondazione colposa, in attesa di ricevere altre informazioni utili anche da coloro che hanno partecipato direttamente alle operazioni di soccorso

 

 

Due gli obiettivi dei magistrati: il primo riguarda la ricostruzione delle fasi di allertamento dei comuni, con l’allarme giallo della protezione civile che è stato contestato a gran voce dai sindaci dei paesi coinvolti dall’alluvione. Il secondo guarda alla manutenzione dei corsi d’acqua: il Misa, che sfocia a Senigallia, e il suo affluente Nevola. È un tema che era già emerso all’indomani della piena del 2014 (allora i morti furono 4 e i danni calcolati in 180 milioni) e per il quale esistono le soluzioni, le vasche di espansione e l’innalzamento degli argini, ci sono le risorse ma sinora poco si è fatto. Il processo sul disastro del 2014 è finito davanti al giudice monocratico dell’Aquila (prossima udienza l’1 dicembre) dopo l’incompetenza territoriale dichiarata dal tribunale di Ancona e la decisione del gup abruzzese, Guendalina Bucella, per il non luogo a procedere per i reati di omicidio colposo, lesioni personali, omissione di atti di ufficio e falso per gli 8 indagati, tra i quali gli e sindaci di Senigallia Luana Angeloni e Maurizio Mangialardi, rinviati tutti a giudizio solo per il capo di imputazione relativo all’inondazione colposa.

 

 

Proprio in relazione alla manutenzione delle aste fluviali delle Marche, nel giugno scorso, i carabinieri forestali avevano scoperto un giro di tangenti per pilotare gli appalti della Regione: il blitz portò all’arresto di un funzionario regionale attivo all’ex genio Civile, e di 7 imprenditori. Questi, secondo l’accusa, avrebbero pagato al dipendente pubblico pranzi, cene e una festa di laurea, in cambio dell’ottenimento dei lavori, durante i quali sarebbero stati effettuati «estesi tagli alla vegetazione» intorno ai corsi d’acqua per ricavarne biomasse combustili. L’inchiesta, nelle mani del pm di Ancona, Andrea Laurino, risulta ancora aperta e potrebbe dare altro materiale utile alle colleghe D’Agostino e Cigliola. 

 

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