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Economia, i numeri della disfatta: nei prossimi due anni minori consumi per 34 miliardi

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Adriano Bonanni
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I numeri. Sono questi che più di ogni altra cosa restituiscono l’immagine di un’Italia che si sta sbriciolando sotto la tenaglia dei rincari e dell’inflazione. Cifre che indicano, ad esempio, una picchiata folle dei consumi delle famiglie. la stima l’ha fatta Confesercenti che ha calcolato una minore spesa di 34 miliardi di euro in due anni: -21 miliardi, pari a -2,3 punti percentuali rispetto alle previsioni, nel 2022, e -13 miliardi nel 2023. Un rallentamento che avrà un forte impatto su tutta l’economia: la frenata dei consumi determinerà infatti anche una minore crescita del Pil dell’1,3% nel 2022 e dello 0,8% nel 2023. Oltre agli aumenti a pesare sarà anche l’incertezza generata dagli stessi, che inciderà per -1,8 miliardi nel 2022 e per -5,1 miliardi nel 2023, per una minore spesa nel biennio di 6,9 miliardi di euro.

 

Una prospettiva pesante anche per le piccole imprese del turismo e del terziario, che dipendono dal mercato interno e che rischiano di rimanere schiacciate tra il rallentamento dei consumi e l’aumento dei propri costi fissi. Senza un intervento immediato per attutire l’impatto degli aumenti di energia e gas, infatti, le piccole imprese di turismo e terziario si troveranno a pagare nei prossimi 12 mesi una maxi-bolletta da 11 miliardi di euro, circa 8 miliardi in più rispetto ai 12 mesi precedenti.

Unioncamere ha stimato che tra il 2021 e il 2022 il costo sostenuto dal sistema delle piccole e medie imprese per i servizi pubblici locali, è aumentato in media del +41,3%, con una forte variabilità tra servizio e attività economica. Da quanto emerge dall’analisi a sostenere i costi maggiori sono stati i negozi di beni non alimentari (+60%). Forti anche i costi a carico dei negozi di parrucchiere (+41,1%), bar (+37,8%) e negozi di ortofrutta (+26,1%). Nello specifico, gli aumenti registrati nel 2022 sono riconducibili all’andamento del costo della fornitura di energia elettrica e gas naturale, in aumento rispettivamente del +60,3% e del +57,3% in dodici mesi. Gli incrementi dell’energia elettrica hanno interessato la componente relativa alla vendita (+127% in media) a seguito del forte aumento registrato dalla materia prima. Aumenti che, almeno in parte, sono stati compensati dalla riduzione degli oneri di sistema (-45% in media rispetto allo scorso anno) messa in campo dall’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente, al fine di scongiurare un aumento ancora più pronunciato delle bollette.

 

E numeri da guerra sono quelli snocciolati dai presidenti delle associazioni di Confindustria del Nord (Emilia Romagna, Veneto, Lombardia e Piemonte) che si sono riuniti per un vertice straordinario. Siamo di fronte a una situazione - hanno spiegato - che sta paralizzando il sistema industriale italiano con il forte rischio di deindustrializzare il Paese mettendo a repentaglio la sicurezza e la tenuta sociale nazionale. Ed eccoli i dati dai quali emerge che, mentre nel 2019 il totale dei costi di elettricità e gas sostenuti dal settore industriale delle quattro regioni ammontava a circa 4,5 miliardi di euro, nel 2022 gli extra-costi raggiungeranno - nell’ipotesi più ottimistica rispetto all’andamento del prezzo - una quota pari a circa 36 miliardi che potrebbe essere addirittura superiore ai 41 miliardi nello scenario di prezzo peggiore.

 

E come se non bastasse arriva l’allarme anche per la prossima stagione turistica in montagna. «Il caro energia rischia di far saltare il banco della prossima stagione sciistica - annuncia l’Anef, Associazione nazionale esercenti funiviari - Gli aumenti non sono sostenibili per gli impiantisti, c’è la necessità di un impegno diretto dell’attuale Governo per affrontare questa nuova terribile emergenza. L’argomento interessa tutto il settore produttivo ma è assolutamente vitale per il turismo invernale, che si basa sullo sci e sugli impianti di risalita che sono azionati elettricamente e come tali rappresentano il modo più sostenibile di fruire la montagna». «Il costo dell’energia - prosegue - è aumentato anche di 6 volte rispetto ad agosto 2021 a questo punto, l’energia che serve per alimentare gli impianti di risalita e i sistemi di innevamento programmato, quando servono, a cui si aggiunge il gasolio utilizzato dai mezzi battipista, rischia di diventare un costo insostenibile.

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