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I temporali non risolvono il problema della siccità. E con il caldo record si rischia il dramma latte

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Gli improvvisi temporali che hanno colpito a macchia di leopardo l’Italia, con grandine, venti forti e improvvise precipitazioni «non cambiano lo stato di sofferenza idrica sul territorio». È quanto afferma la Coldiretti sulle recenti manifestazioni che hanno abbattuto alberi e provocato frane. Per essere di sollievo la pioggia «deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa», spiega l’organizzazione. «il livello idrometrico del fiume Po è sceso a 3,8 metri al ponte della Becca», mentre nella pianura padana la mancanza d’acqua minaccia «oltre il 30% della produzione agricola nazionale e metà degli allevamenti che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo». La situazione di carenza idrica, continua l’organizzazione, «riguarda anche i grandi laghi del Nord con il Maggiore che ha appena il 16% di riempimento dell’invaso. In quello di Como va ancora peggio con appena l’ 1,2%, mentre nelle zone a valle serve l’acqua per irrigare le coltivazioni, e persino il Garda è pieno poco meno di un terzo (32%). 

 

 

Un’emergenza nazionale che riguarda coltivazioni e allevamenti. La siccità ha infatti un impatto devastante sulle produzioni nazionali che fanno segnare cali del 45% per il mais e i foraggi che servono all’alimentazione degli animali, del 20% per il latte nelle stalle con le mucche stressate dal caldo afoso, del 30% per il frumento duro per la pasta nelle regioni del sud che sono il granaio d’Italia. In diminuzione di oltre un quinto le produzioni di frumento tenero, ma crolla del 30% pure la produzione di riso, del 15% quella della frutta ustionata da temperature di 40 gradi, e del 20% cozze e vongole uccise dalla mancanza di ricambio idrico nel Delta del Po e assalti di insetti e cavallette, che solo in Sardegna hanno già devastato quasi 40mila ettari di campi.

 

 

Il presidente di Coldiretti Ettore Prandini ha sottolineato come «occorre intervenire nell’immediato con misure di emergenza per salvare i raccolti e il futuro di aziende e stalle in grave difficoltà. Con l’Anbi abbiamo elaborato un progetto immediatamente cantierabile per la realizzazione di una rete di bacini di accumulo (veri e propri laghetti) per arrivare a raccogliere il 50% dell’acqua dalla pioggia». 

 

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