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Istat, aumentano i bamboccioni. Sempre più ragazzi costretti a restare a casa con i genitori

Gianni Di Capua
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Nel 2021 erano poco più di 7 milioni i giovani di 18-34 anni a vivere in casa con i genitori (67,6%), in aumento di 9 punti dal 2010, cioè prima che gli effetti della Grande recessione tornassero a far crescere la permanenza in famiglia. Rispetto al 2019, ossia prima della pandemia, la permanenza è cresciuta di 3,3 punti. È quanto rileva l'Istat nel rapporto annuale 2022. Nel Mezzogiorno la situazione per i giovani in famiglia è più critica. Non solo perché in questa area del Paese sono relativamente di più quelli che vivono con i genitori (il 72,8% contro il 63,7% del Nord e il 67% del Centro) ma anche per l'alta incidenza di giovani in famiglia che si dichiarano disoccupati (35%), doppia rispetto al Nord (17%), e la contestuale bassa incidenza di quelli occupati (29% nel Mezzogiorno contro 46% nel Nord). Su totale dei giovani occupati di 15-34 anni, nel 2021 un ragazzo su tre e quattro ragazze su dieci sono dipendenti a tempo determinato, più del doppio di quanto registrato sul totale degli occupati 15-64enni (15,7% tra gli uomini e 17,3% tra le donne). Ma su questa situazione pesa anche il numero di bassi stipendi che c'è in Italia.

 

 

Secondo quanto certifica l'Istat, circa 4 milioni di dipendenti del settore privato (con l'esclusione dei settori dell'agricoltura e del lavoro domestico) - il 29,5% del totale - percepiscono una retribuzione teorica lorda annua inferiore a 12mila euro (sono a bassa retribuzione annua) mentre per circa 1,3 milioni di dipendenti il 9,4% del totale - la retribuzione oraria è inferiore a 8,41 euro l'ora (sono a bassa retribuzione oraria). I lavoratori a bassa retribuzione oraria (inferiore a 8,41 euro lordi) sono più spesso giovani fino a 34 anni, donne, stranieri (soprattutto extra-Ue), con basso titolo di studio e residenti nel Sud. Capitolo positivo per quel che riguarda le misure sdi supporto alla povertà. Le misure di sostegno economico erogate nel 2020, infatti, in particolare reddito di cittadinanza e di emergenza, hanno evitato a 1 milione di individui (circa 500mila famiglie) di trovarsi in condizione di povertà assoluta. Le misure di sostegno hanno avuto effetto anche sull'intensità della povertà che, senza sussidi, nel 2020 sarebbe stata ben 10 punti percentuali più elevata, raggiungendo il 28,8% (a fronte del 18,7% osservato).

 

 

«Se non ci fosse stato il reddito di cittadinanza e il reddito di emergenza avremmo avuto un milione di poveri in più in Italia». È quanto ha evidenziato Linda Laura Sabbadini, coordinatrice del Rapporto annuale dell'Istat, Dal Rapporto emerge anche che dal 2005 la povertà assoluta è più che raddoppiata: le famiglie coinvolte sono passate da poco più di 800mila a 1 milione 960mila nel 2021 (il 7,5% del totale).

 

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