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Report, perquisizioni della Dia nella redazione del programma tv e a casa del giornalista Paolo Mondani

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Mossa a sorpresa della Direzione investigativa antimafia, che ha perquisito l’abitazione di un giornalista della trasmissione tv Report, Paolo Mondani, su mandato della Procura di Caltanissetta. In una nota la Procura della città siciliana spiega che la perquisizione «non riguarda in alcun modo l’attività di informazione svolta dal giornalista, benché la stessa sia presumibilmente susseguente ad una macroscopica fuga di notizie, riguardante gli atti posti in essere da altro ufficio giudiziario». 

 

 

Sigfrido Ranucci, conduttore del programma di Rai3, sulla sua pagina Facebook parla anche di una perquisizione nella redazione di Report e nella sua abitazione. «Il motivo - scrive Ranucci - sarebbe quello di sequestrare atti riguardanti l’inchiesta di ieri sera sulla strage di Capaci, nella quale si evidenziava la presenza di Stefano Delle Chiaie, leader di avanguardia nazionale, sul luogo dell’attentato di Capaci. Gli investigatori - evidenzia ancora Ranucci - cercano atti e testimonianze anche su telefonini e pc».

 

 

Ranucci, a seguito della perquisizione, è stato anche intervistato dall’Agi: «Non lo vedo come un atto ostile nei confronti di Report o della libertà di stampa, ma c’è un problema di tutela delle fonti per il materiale contenuto nei cellulari e nei dispositivi del collega Mondani e della redazione». La perquisizione degli investigatori fa seguito alla trasmissione andata in onda ieri sera su Rai3 e dell’inviato autore del servizio «La bestia nera», durante il quale Report ha provato a ricostruire, a 30 anni di distanza, i legami tra estremisti di destra e uomini di mafia nella strage di Capaci. La Procura si è mossa «per verificare la genuinità delle fonti» e Mondani, dicono i pm, «non è indagato». «La perquisizione non riguarda in alcun modo l’attività di informazione svolta dal giornalista, benché la stessa sia presumibilmente susseguente ad una macroscopica fuga di notizie, riguardante gli atti posti in essere da altro ufficio giudiziario. Infatti, secondo quanto accertato da questo Ufficio, in una occasione, il detto giornalista avrebbe incontrato il suindicato Luogotenente in congedo Giustini, non per richiedergli informazioni, ma per fargli consultare la documentazione in possesso di esso giornalista in modo che lo stesso Giustini fosse preparato per le imminenti sommarie informazioni da rendere a questa Procura dice Salvatore De Luca. È necessario verificare la natura di tale documentazione posta in lettura al Giustini, che presumibilmente costituisce corpo del reato di rivelazione di segreto d’ufficio relativo alla menzionata attività di altra autorità requirente. Tale accertamento - proseguono dalla Procura - è tanto più rilevante in considerazione dell’importanza che Giustini attribuisce a tale documentazione, nonché a seguito delle contraddittorie versioni fornite da quest’ultimo in materia di comunicazione nel 1992 delle informazioni da parte dell’Arma all’Autorità Giudiziaria di Palermo».

 

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