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Papa Francesco riceve le mogli dei soldati del Battaglione Azov: "Ci aiuti a salvarli"

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Appello più umano, appello più disperato non poteva arrivargli. Ma anche più lontano dalla terribile realtà di questi giorni: Papa Francesco incontra le mogli di alcuni soldati del battaglione Azov e queste gli chiedono di intercedere per i loro uomini, asserragliati nel complesso industriale dell’Azovstal di Mariupol, con i russi sempre più vicini, sempre più decisi. E la grazia a questi soldati, simbolo della lotta ucraina ancor più degli stessi 12 dell’Isola dei Serpenti, dovrebbe concederla nient’altri che Vladimir Putin in persona. Spes contra spem.

 

 

 

Gli assediati dell’Azovstal sono stati accusati di essere, almeno in parte, cultori di un nazionalismo a venature neonaziste. Difficile che per loro ci sarà mai pietà da parte di chi non ne ha avuta nemmeno per i civili di Bucha. Soprattutto, l’appello delle donne dell’Azov sta lì a sottolineare come, almeno in questa fase, gli spazi per una mediazione siano stretti, e le possibilità per una tregua esigue. Ancora ieri il cardinal Parolin, attento segretario di Stato, sottolineava dalla chiesa di Santa Sofia a Roma, dove era andato a celebrare la Giornata dell’Europa (e certe scelte non sono casuali) la necessità di una svolta politica.

 

 

 

"Lui è la nostra ultima speranza", hanno detto Kateryna Prokopenko e Yulya Fedosiuk, in un’intervista al Corriere della Sera. Al Papa e a Onufrij, primate della Chiesa ortodossa ucraina, le due giovani donne chiedono "di diventare una parte terza in questa guerra e di aiutarci ad avviare una procedura per portarli fuori. Speriamo che vengano messe in atto delle garanzie di sicurezza per essere evacuati in un Paese terzo, dove poter condurre una vita normale, in un posto sicuro",

 

 

 

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