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"Bucha? Vedremo altra barbarie". Il generale Tricarico ad Agorà: "Fermiamo Putin, con la pace o con le maniere forti"

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I fatti di Bucha sono un segnale preoccupante o forse solo l'antipasto di un'escalation della "barbarie" nella guerra tra Russia e Ucraina. Il generale Leonardo Tricarico, già  Capo di stato maggiore dell'Aeronautica Militare, analizza la situazione sul campo e non solo ad Agorà, su Rai 3. Il militare martedì 5 aprile è ospite di Luisella Costamagna e vede numerose difficoltà per le forze russe nel conflitto: "E non porteranno nulla di buono. Da una parte vediamo l'irredentismo ucraino e la motivazione a resistere che crescono, dall'altra c'è uno sgretolamento della capacità militare russa e una concentrazione delle forze di Mosca in un solo settore", spiega il generale. 

 

Cosa ci dicono questi elementi, quando abbiamo superato i quaranta giorni di guerra? "Temo che quanto visto a Bucha sia un brutto segno e che possa essere il comportamento-spia di qualche cosa che vedremo ancora, anche peggio" è l'inquietante ipotesi del generale. Vedremo altra "barbarie", afferma. Massacro o fake news, Kiev e Mosca si accusano a vicenda ma foto e video mostrano i corpi dei civili ucraini per le strade. C'è anche l'ipotesi che le uccisioni siano state compiute in modo autonomo dai soldati russi che lasciavano l'area a poche decine di chilometri da Kiev, e non seguendo ordini superiori. 

 

"Non è possibile, lo escludo La gerarchia è ferrea e per questo anche terrificante per i sottoposti - dice Tricarico che illustra quelle che ipotizza essere le condizioni delle forze armate russe - altrimenti non si capisce perché non ci siano stati fenomeni di diserzione o di rifiuto" degli ordini. Sui negoziati il generale fa notare che il tentativo turco è da lodare, ma "ci sono molte voce silenti. Stati Uniti, Gran Bretagna, Polonia e paesi Baltici non han no mai parlato di pace". Per il militare Putin va fermato in qualche modo, "o con la pace o con le maniere forti". L'Occidente, dice Tricarico, ancora non ha tracciato quella "linea rossa" che la Russia non può oltrepassare. 

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