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In Italia scoppia la guerra dei Tir. Trasportatori strangolati dai rincari pronti a fermarsi

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Gaetano Mineo
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L’autotrasporto è pronto ad esplodere. Pandemia, caro gasolio e ora anche gli effetti della guerra in Ucraina, sta collassando un settore che conta 99.500 aziende con 335mila autisti e con un giro d’affari pari al 7 per cento del Pil italiano. Un settore a cui il governo Draghi ha appena stanziato 80 milioni da inserire nel Decreto Energia attraverso un provvedimento che viene mal digerito dagli stessi autotrasportatori. E se la prossima settimana non arrivano «concrete risposte» i Tir tornano a bloccare la strada. «Siamo molto arrabbiati – ci dice la presidente di Ruote Libere, Cinzia Franchini -. Questo decreto se serve a fare propaganda politica va bene. Ma rispetto alle nostre esigenze sul caro gasolio non serve a nulla. Si parla di crediti di imposta e poi sul metano?...».

 

Poi c’è la questione «vergognosa» dei pedaggi, prosegue la dirigente dell’associazione dei trasportatori. «Al governo chiediamo almeno che i 20 milioni promessi per aumentare gli sconti dei pedaggi vengano erogati direttamente alle imprese in fattura a fine mese attraverso il Telepass, scavalcando, una volta per tutte, il sistema barocco dei Consorzi di servizi». Poi accende i riflettori sulla questione sociale. «A mia memoria, non ci sono mai stati autotrasportatori che scavalcassero le associazioni e protestassero spontaneamente». La tensione sale. E se andiamo avanti così l’autotrasporto «si ferma» continua a ripetere la Franchini e non per «i blocchi» ma perché «i mezzi non usciranno proprio dal piazzale della ditta».

 

Molta merce non arriva a destinazione. I numeri agli autotrasportatori non tornano. Come non tornano neanche i guadagni: negli ultimi mesi si registra un aumento del costo del gasolio che sfiora il 25 per cento, con costi di gestione che arrivano anche a più dell’80 per cento. Il provvedimento a sostegno degli autotrasportatori non piace neanche a Confcooperative Marche, bollato come «interventi a pioggia». «Servono prospettive strutturali – ci scandisce Massimo Stronati, presidente dell’associazione autotrasportatori -. Non è solo una questione caro petrolio, caro metano, siamo di fronte a una crisi post pandemica non indifferente». In pratica, Stronati chiede al governo un «accesso al credito facilitato, in quanto temiamo che con l’inflazione qualcosa possa accadere, e l’abbassamento del cuneo fiscale».

Ad aggravare maggiormente lo scenario c’è anche la mancanza di autisti ucraini che in questo ore stanno lasciando l’Italia (e non solo) per andare a servire la loro patria. «Abbiamo una serie di richieste di autisti ucraini che vogliono tornare nel proprio Paese per difenderlo – ci dice il presidente di Conftrasporto, Paolo Uggè – con il rischio che diminuiscono gli autotrasportatori. E come si sostituiscono?». Se a ciò aggiungiamo che «vengono a mancare le merci da trasportare e il caro-gasolio» la situazione «rischia un aggravamento della tensione sociale». Uggè apprezza non più di tanto il provvedimento di 80 milioni, in quanto, in merito «non abbiamo sottoscritto nessun accordo con il governo». Consapevole, tra l’altro, che circa la compensazione sulle accise, «per alcune norme europee l’Italia non può far nulla di più di quanto ha fatto finora».

Il presidente di Conftrasporto, invece è interessato al «Tavolo delle regole» attivato tra le associazioni di categoria e il governo. «Finora non ci sono stati interventi significativi per dare attuazioni alle leggi che regolano il settore» prosegue Uggè. E fa un esempio: «La legge italiana prevede i tempi di pagamento. Ma se poi lo stesso Stato non fa alcun controllo su come vengono rispettati, l’autotrasportatore si ritrova a incassare anche dopo 6-7 mesi... Lei capisce... Come fa poi a pagare?». E torna a ripetere: «Molti banalizzano ma dietro a questo scenario c’è una tensione sociale che continua a svilupparsi e noi non possiamo governarla all’infinito se non ci sono almeno minime risposte da parte del governo». Infine sbotta: «In un periodo come questo che stiamo vivendo è mai possibile che l’Autorità di Regolazione dei Trasporti vuole il contributo relativo al 2022, non si può prorogare per un altro anno?».

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