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Vaccino, gli sms segreti tra Ursula von der Leyen e Pfizer. Bufera a Strasburgo, la Lega fa esplodere il caso

Francesco Storace
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L’Europa ha acquistato i vaccini dalla Pfizer per mezzo dei messaggini via sms di Ursula Von der Leyen al Ceo dell’azienda americana? Una procedura un po’ inconsueta che sta sotto il tappeto da mesi e che la Lega ha fatto esplodere fragorosamente al Parlamento di Strasburgo. Con un’interrogazione e una richiesta di chiarimento in sede plenaria.

In un comunicato gli europarlamentari Marco Campomenosi (capo delegazione Lega) e Marco Zanni, presidente gruppo Identità e democrazia si esprimono con nettezza: dall’Unione europea “ancora nessuna risposta sulla vicenda dello scambio di sms tra Ursula Von der Leyen e il ceo Pfizer, emersa a seguito di un’inchiesta giornalistica americana e oggetto di critiche anche dallo stesso Mediatore europeo”. 

 

Si parla di un caso che è trattato da molti media internazionali ed è oggetto di dibattito in Europa, ma nel nostro Paese è stato per lo più ignorato. È una questione di trasparenza che riguarda i vertici delle istituzioni europee, non può essere e non deve essere trascurata: “Per questo come gruppo Id torneremo a chiedere di discutere l’argomento in Aula nella prossima plenaria del Parlamento europeo, al fine di fare massima chiarezza e offrire ai cittadini tutte le informazioni necessarie sulla vicenda”. 

 

Già nell'aprile 2021, il New York Times aveva pubblicato un articolo nel quale veniva riportato che la trattativa per l'acquisto dei vaccini Pfizer era avvenuta in buona misura tramite uno scambio di messaggi di testo tra la Presidente della Commissione Europea Von der Leyen e l'Amministratore Delegato della casa farmaceutica Albert Bourla. Spiegava il quotidiano americano, che alla richiesta di aver accesso ai messaggi, la Commissione rispondeva rendendo pubblici una mail, una lettera ed un comunicato ma non faceva accenno ai messaggi.

Recentemente è stato il Mediatore Europeo, Emilie O’Reilly – una sorta di difensore civico dell’Unione - a criticare fortemente la Commissione perché questi rientrerebbero, di fatto, sotto l'ambito di applicazione delle regole europee sulla trasparenza. E la domanda principale degli europarlamentari leghisti è se “la Commissione voglia fare massima chiarezza sulla vicenda e sul contenuto di quei messaggi”.  C’è da dire che proprio O'Reilly, il cui compito è quello di responsabilizzare le istituzioni dell'UE, ha affermato che la gestione della richiesta da parte della Commissione è stata di "cattiva amministrazione".

 

"Il modo ristretto in cui è stata trattata questa richiesta di accesso pubblico significava che non è stato fatto alcun tentativo di identificare se esistessero messaggi di testo", ha affermato in una nota. "Ciò non soddisfa le ragionevoli aspettative di trasparenza e standard amministrativi nella Commissione". Va aggiunto che durante l'indagine del difensore civico, la Commissione ha affermato che "un messaggio di testo o un altro tipo di messaggistica istantanea è per sua natura un documento di breve durata che non contiene in linea di principio informazioni importanti su questioni relative alle politiche, alle attività e alle decisioni della Commissione" e che "la politica di conservazione dei registri della Commissione escluderebbe in linea di principio la messaggistica istantanea".

O'Reilly, tuttavia, ha respinto l'argomentazione della Commissione, rilevando che la legge dell'UE sull'accesso del pubblico ai documenti afferma che la definizione di un documento è "qualsiasi contenuto qualunque sia il suo mezzo ... riguardante una questione relativa alle politiche, attività e decisioni che rientrano nel sfera di responsabilità dell'istituzione”. La stessa Commissione si è impegnata a rispondere al difensore civico europeo entro fine aprile. Ma la Lega pretende maggiore immediatezza: la materia è incandescente.

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