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Manifestazioni e cariche, bufera sulla Lamorgese dopo l'informativa. Studenti contro il ministro: "Nessun infiltrato"

Luca De Lellis
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Ritenuta responsabile degli scontri tra forze dell’ordine e protestanti durante le manifestazioni studentesche tenutesi nelle principali città italiane, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese torna a parlare nell’ampia informativa letta al Senato e, successivamente, alla Camera. La drammatica scomparsa di Lorenzo Parelli, diciottenne di Udine rimasto schiacciato da una trave di acciaio nel suo ultimo giorno di alternanza scuola-lavoro in una fabbrica della provincia friulana, ha scatenato l’ira degli studenti che, nei giorni seguenti all’accaduto, si sono riversati nelle piazze rivendicando il loro diritto ad essere ascoltati.

Il fine ultimo dichiarato dei cortei coincide con la richiesta di abolizione del progetto di alternanza scuola-lavoro introdotto dalla riforma “Buona Scuola” del 2015, durante il governo Renzi. Troppe le criticità, in particolar modo alla luce dei dati inquietanti relativi alle morti sul lavoro forniti dall’Inail relativi all’anno 2021, che parlano di 1221 persone che hanno perso la propria vita, cioè una media di quasi 4 decessi giornalieri, nonché più di mezzo milione di infortuni.

Tuttavia, le proteste degli studenti sono state oggetto di una gestione eccessivamente autoritaria da parte degli agenti di polizia, che ha prodotto numerosi ragazzi feriti, alcuni dei quali gravi. Alimentando così altre critiche nei confronti della gestione della ministra, già messa a dura prova dal disastro dell’assalto alla sede della Cgil del 9 ottobre 2021.

Nel suo discorso, la titolare del Viminale, dopo aver espresso parole di cordoglio nei confronti del giovane Lorenzo, ha esplicitato la sua premessa: “La democrazia ha le sue regole, dalle quali non si può prescindere mai, soprattutto se poste a presidio del cruciale bilanciamento dei valori costituzionali quali il diritto di manifestare liberamente e la tutela della salute pubblica".

Nel prosieguo ha affrontato le problematiche verificatesi nel corso delle manifestazioni, dichiarando che le azioni di risposta delle forze dell’ordine erano di “alleggerimento” contro la foga eccessiva delle proteste. Soffermandosi sul corteo di Torino datato 28 gennaio, dal quale sono poi circolati in rete video inquietanti, la ministra Lamorgese ha rivelato un retroscena importante: “Assieme ad appartenenti ai collettivi studenteschi erano presenti numerosi militanti del noto centro sociale Askatasuna, espressione locale del movimento di autonomia operaia, distintosi per episodi criminosi nel corso di manifestazioni e occupazioni.” Ha quindi parlato di infiltrazioni di esponenti di origine non studentesca.

Le affermazioni della ministra hanno suscitato ulteriori polemiche, in particolar modo di un gruppo di alunni del capoluogo piemontese, secondo i quali non si può parlare di infiltrati, perché ciò “è smentito dai dati”. In base alla loro versione si è trattato di una situazione oggettiva: “Esistono video che tutti possono visionare, persone che hanno in mano i referti, che sono andate all’ospedale, e poi le testimonianze che tutti i presenti in piazza hanno portato”. “Qui seduti ci sono ragazzi che in quella piazza c’erano – proseguono gli studenti – Siamo tutti giovani e non possono additarci come infiltrati. Siamo studenti e studentesse che hanno intenzione di mandare avanti le mobilitazioni”. E concludono: “Le violenze in piazza sono continuate e hanno avuto quel tipo di violenza perché la polizia era intenzionata a bloccare sul nascere la mobilitazione”.

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