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Ennesimo spreco di soldi pubblici: le mascherine chirurgiche per la scuola finiscono in cantina

Valentina Conti
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Mentre si è in attesa da molte parti della consegna dei dispositivi di protezione Ffp2, in quasi tutte le scuole di Roma e del Lazio si rincorrono visioni di scatoloni accatastati pieni di mascherine chirurgiche avanzate. Sottoscala e aule trasformate in magazzini stracolmi di mascherine mediche. «Spesso di qualità scadente, neanche il tempo di aprirle che si rompono, sono come fazzoletti», denunciano numerosi capi di istituto. E ora per quelle rimaste - circa 600 di media a scuola, secondo un calcolo approssimativo - «sostanzialmente inutili», si pone il problema di come smaltirle. C'è chi si è organizzato a dovere, altri hanno pensato a donazioni o ideato stratagemmi su cui avere il via libera. Una questione che insegue l'ambito nazionale. Perché sono milioni le mascherine chirurgiche ammassate nelle scuole dello Stivale.

 

 

«Ne abbiamo date in grande quantità alle famiglie - racconta Graziella Bianco, dirigente scolastico dell'Istituto Comprensivo Nino Rota al Portuense - cerchiamo di usarle, ma ne abbiamo ancora tante ammucchiate. Abbiamo chiesto di non consegnarcele altre fin che non le consumiamo in qualche modo. Solo alcuni giorni fa è arrivato un altro carico, adesso ne abbiamo tre stanzoni pieni. Ho posto il quesito sullo smaltimento al Ministero dell'Istruzione, se possiamo donarle, magari a centri medici. Lo stanno domandando diverse scuole». Qui per le Ffp2 si aspetta: «L'ordine di acquisto, secondo la nota del Ministero, ci dà scadenza di presentazione per il 21 febbraio. Abbiamo contattato le farmacie e preso accordi, fra qualche giorno faremo un preventivo realistico e quindi l'ordine inserito nel sistema. Poi dovrebbero fare avere a noi le risorse economiche per acquistarle, che dovremo provvedere a girare alle farmacie che le forniscono. Sempre iter farraginosi...Alcune le abbiamo comprate tramite nostre risorse, ma non possiamo acquistare oltre perché nei nuovi fondi non sono previste». «Ce ne sono avanzate migliaia - riferisce Maria Teresa Corea, dirigente dell'IPSSEOA Vespucci - tante e inutili, a breve chiederò lumi su come poterle smaltire».

 

 

Parecchi scatoloni pure all'istituto paritario Pio IX Aventino. «Ne abbiamo centinaia in rimanenza, stiamo vedendo cosa fare», afferma il preside del liceo biomedico, Mario Rusconi. «Quelle eccedenti abbiamo pensato di darle alla Croce Rossa, sto aspettando risposta se si può fare o meno», dice Viviana Ranucci, ds dell'IC Alessandro Magno. Si sono autorganizzati all'IC Mameli di Palestrina: «Le stiamo distribuendo agli studenti», spiega la dirigente Ester Corsi. «In ogni caso rimarca la preside - la qualità delle forniture non sempre è adeguata, gli elastici posti dietro la testa e l'odore dei materiali rendono le mascherine quasi inservibili all'utenza, che preferisce sovente provvedere in autonomia. Abbiamo pensato comunque di distribuirle fino ad esaurimento scorte».

 

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