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«Strage di Bologna, verità va riscritta»

Il professore: le analisi fatte fino ad ora sono sbagliate

Stefano Liburdi
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Altra spallata alla verità uscita dalle aule dei tribunali sulla Strage di Bologna di quel maledetto 2 agosto del 1980. La «picconata» questa volta arriva dal professor Danilo Coppe, perito esplosivista del tribunale nel processo per la strage di Bologna e autore del libro «Crimini esplosivi» per Mursia editore. In un’intervista a Umberto Baccolo per il quotidiano online SprayNews.it, il professore mette in dubbio molti dei punti «fermi» su cui si sono basate le teorie di una strage compiuta dalla destra eversiva.

«Le conclusioni delle mie perizie sono rivoluzionarie - spiega Coppe - perché intanto aver stabilito che non era l’esplosivo che avevano individuato gli altri periti, permette di aumentare il peso specifico di quell’esplosivo. Ciò vuol dire ridurre il volume e ridurre il peso della carica che è stata usata: quindi se prima si pensava che ci volesse un energumeno per andare in giro con un valigione pesante 25 kg in questo caso avevamo più che dimezzato la quantità. L’altra cosa fondamentale era che molto spesso quando si vuole adattare degli indizi a una propria teoria valgono certe considerazioni, quando non si vuole no, e mi riferisco al fatto che anche a Piazza della Loggia e all’Italicus avevano attribuito la stessa natura di esplosivo che in realtà poi non era, e quindi in tre su tre delle stragi di Stato le analisi sono sicuramente sbagliate».

«Io sono un tecnico e quindi mi limito a fare delle considerazioni suffragate da basi tecniche. - prosegue il professore - Quindi io non dico che Fioravanti e la Mambro non siano colpevoli, quello che dico è che da quello che ho letto e visto a livello di atti formali, non c’è una prova decisiva e chiara e inconfutabile che siano colpevoli. In tutti gli studi che ho fatto, sia tecnici che non, non ho visto nemmeno il famoso filo conduttore del bombarolo per dire che da Piazza Fontana a Bologna c’è la stessa mano, cosa assolutamente insostenibile. Alla luce di tutto questo, Mambro e Fioravanti dovevano essere almeno assolti per totale mancanza di prove a carico».

I misteri su Bologna, anziché essere svelati, aumentano con il passare degli anni. Madre di tutte le questioni da chiarire è l’identità, mai cercata veramente dagli inquirenti, dell’ottantaseiesima vittima a cui ancora non si è dato un nome. Finché non sarà compiuto questo passo, ogni tesi su chi ha compiuto la strage, non sarà credibile.

«Per sapere se ignoto 86 era tra le vittime note, bastava eseguire le analisi di Dna a 4 corpi dove poteva esserci qualche dubbio. Fare 4 Dna voleva dire spendere circa 800 euro». Ma non si sono spesi.

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