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A casa gli studenti no vax. Scuola e vaccino, le nuove regole per la Dad

Giusi Brega
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 Basta con i tamponi per chi è asintomatico, anche a scuola. Si resta in classe anche se la Regione finisce in zona rossa e si mandano in Dad solo gli studenti non vaccinati. Sono queste le proposte che il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, intende portare avanti nei prossimi giorni perché, spiega, «lo scenario sta cambiando in positivo, quindi anche le regole devono adeguarsi». «Stiamo andando verso un alleggerimento delle misure», assicura il sottosegretario che precisa: «Siamo all’inizio di questo percorso e l’aspetto fondamentale è continuare a cercare costantemente la condivisione con le Regioni».

 

A tal proposito Costa non vede di buon occhio quelle che definisce «fughe in avanti» da parte dei territori e che, non soltanto «non sono utili», ma «possono alimentare la confusione nei cittadini». Punto fermo: la scuola aperta, che «è un messaggio di fiducia e di speranza». E, soprattutto, «un segnale tangibile di un Paese che non vuole tornare a chiudere». E anche se il virus, soprattutto nella variante Omicron, sta circolando tantissimo, la didattica in presenza «è una questione di credibilità e di fiducia nei confronti delle scelte fatte finora». Anche il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha ridimensionato la situazione tra i banchi: «Abbiamo finito la prima settimana e il famoso disastro che doveva esserci non c’è stato», ha sottolineato.

 

«Se la ’catastrofe' è stata sino ad oggi evitata lo si deve al lavoro immane dei dirigenti scolastici, dei loro staff, dei referenti Covid, dei collaboratori scolastici e del personale di segreteria», è la risposta a tono del presidente dell’Anp, Antonello Giannelli, che fa il punto sulla prima settimana di ripresa delle lezioni dopo la pausa natalizia. «Per essere più chiari - sottolinea - quello appena trascorso è stato l’ennesimo fine settimana che ha visto molti colleghi impegnati, senza soluzione di continuità, nel processare le richieste di tracciamento, nel predisporre le comunicazioni per le famiglie e per gli studenti, nel definire le disposizioni per il personale». Il presidente dell’Associazione presidi chiede anche la pubblicazione dei dati «del recente monitoraggio ministeriale riguardante i contagi e le quarantene di alunni e personale» e ribadisce la necessità di semplificare le misure di tracciamento e le attuali misure di gestione dei casi di positività, «farraginose e di difficile applicazione».

 

Un aspetto che trova d’accordo lo stesso Bianchi che oggi ha ribadito: «Se siamo ripartiti è grazie allo sforzo e alla collaborazione di tutte le componenti della scuola: i dirigenti, il personale scolastico tutto, i docenti, gli studenti, le famiglie, il Ministero con le sue componenti centrali e territoriali». E ancora. «Sono qui per ascoltarvi. Per capire insieme quali sono le principali criticità emerse alla riapertura e semplificare, se necessario, le procedure», ha concluso. Ad ogni modo, la scuola è aperta ed è interesse di tutti che resti tale. Per cui, adottando «le dovute cautele» e «senza abbassare la guardia», secondo Costa bisogna «garantire la didattica in presenza e cercare di semplificare le regole e le norme di accesso». Inoltre, «dobbiamo considerare che per la fascia 12-19 anni l’80% dei ragazzi è vaccinato: questo non può non fare la differenza e io sono per tenere in classe tutti coloro che si sono vaccinati», prosegue Costa che precisa: «la Dad è inevitabile solo per i più piccoli quando ci sono contagi, perché loro sono ancora molto scoperti», conclude il sottosegretario, secondo il quale le lezioni a distanza dovrebbero comunque essere riservate a «coloro che volontariamente decidono di non sottoporsi alla vaccinazione». Una proposta che, però, non entusiasma Agostino Miozzo, già coordinatore del Cts e consulente del ministero dell’Istruzione, che a LaPresse ribadisce che questa possibilità rischia di generare «un meccanismo di discriminazione difficile da digerire». Il riferimento è soprattutto ai tanti 10-12enni «che non sono vaccinati magari perché a casa ci sono uno o entrambi i genitori che sono contrari alla loro vaccinazione»

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