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Covid, Gianluigi Paragone non ci sta: l'ennesima stretta che serve a coprire gli errori del passato

Gianluigi Paragone
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Quindi, ricapitolando, se nella giornata di venerdì o di sabato nelle ore di punta la gente si può mescolare nelle vie dello shopping e fare la fila per entrare a scegliere i regali, poi non può sedersi al bar per un aperitivo se non ha il super green pass? O, a saracinesche abbassate, non può andare al ristorante quando due ore prima aveva strisciato la carta di credito in un megastore per un regalo da mettere sotto l'albero? Non posso prendere i mezzi che portano alle piste da sci senza il super green pass ma posso prendere il tram e il bus (dove la gente scavalla i tornelli per non pagare il biglietto, figurati controllare i green pass). Non posso andare negli alberghi ma posso salire sui treni alta velocità col green pass normale. Ma soprattutto c'è un aspetto che ci porta dritto dritto al cuore del problema: sul luogo di lavoro debbo fare un tampone ogni 24 ore per dimostrare di non essere malato (perché per il governo vengo trattato come un presunto malato che deve dimostrare di non esserlo esibendo apposito certificato) mentre un vaccinato convinto di avere una copertura a 12 mesi (ora ridotto) è libero di non essere controllato. Qui arriviamo al punto della storia.

 

 

Il super green pass è l'ennesima toppa che mettono alle loro falle organizzative: debbono spingere verso la terza dose perché le seconde stanno progressivamente perdendo di efficacia. E nessuno si era premurato nel frattempo né di fornire gli studi né di imporre il tampone ai vaccinati. L'Istituto superiore della santità, lo scorso dicembre, aveva annunciato l'intenzione di realizzare uno studio molto ampio sull'efficacia dei vaccini. Oltre l'annuncio il nulla. Tuttavia nel frattempo il Cts allungava la durata del green pass da 9 a 12 mesi, facendo capire ai «più maligni» di non poter far altro che prorogare per via burocratica o amministrativa un lasciapassare che si sanitario non ha nulla. Se infatti non avessero fatto così i 3 milioni di italiani della prima platea vaccinale si sarebbero ritrovati in fuorigioco. Personale medico sanitario e soggetti deboli in primis.

 

 

Ora che quindi arrivano con l'acqua alla gola, tutta l'euforia delle osannate campagne vaccinali è vicina al capolinea; da qui l'accelerazione sulla terza dose attraverso il super green pass. Accelerazione, emergenza, costruzione della paura: tutto serve per nascondere gli errori e le responsabilità di una classe dirigente passata dai dpcm ai... decreti regi. Ovviamente se le persone che non si sono vaccinate (perché la legge glielo consente) devono dimostrare di essere guarite per ottenere il green pass, faranno di tutto per contagiarsi. Bel risultato.

 

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