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Pure l'antiabortista Alfonso Signorini vittima del mainstream sinistro

Arnaldo Magro
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«Siamo contrarti all'aborto in tutte le sue forme!»: così Alfonso Signorini smuove la gran cassa dei benpensanti. La cosa farebbe sorridere perché la frase è stata pronunciata in risposta a Giucas Casella, concorrente della casa che aveva ventilato la possibilità che la sua cagnolina Nina, rimasta incinta, potesse abortire. Ma la questione è seria. Perché se Signorini fosse rimasto in silenzio continuando a parlare con Giucas Casella come se niente fosse, nessun problema. Invece esprimere una posizione anti-abortista in diretta televisiva diventa materia di lapidazione contro chi ha osato esprimerla.

 

 

Sarebbe antistorico pensare di tornare a prima del 1978, quando il codice penale qualificava l'interruzione volontaria di gravidanza come un reato. Il che voleva dire che la fabbrica degli aborti clandestini lavorava a pieno regime tra «mammane» a medici senza scrupoli. La legge 194 giunse in porto dopo un iter parlamentare di due anni, un dibattito serrato tra i partiti e tra i cittadini. Il punto è che ogni qualvolta si parla di un tema politicamente sensibile o lo si fa nei limiti concessi e stabiliti dal mainstream del politicamente corretto o s' incappa in ammonizioni, squalifiche e reprimende. Cioè la politica in questa fase sembra talmente inconsapevole di se stessa, da non riuscire a reggere alcun concetto «pesante», peggio ancora se urta i canoni del politicamente corretto. Sei a favore della famiglia naturale, degradata a «tradizionale»? Sei antico, retrogrado, oscurantista. Sei contro lo sdoganamento dell'utero in affitto necessario per la procreazione di due genitori dello stesso sesso? Sei contro i diritti delle minoranze, sei contro il diritto alla maternità e paternità universali per tutti, sei fermo al medioevo. Sei contro all'introduzione nella scuola dell'obbligo (cioè a studenti dai 6 ai 14 anni d'età) della cultura «gender free», cioè di un'educazione libera dal concetto di sesso biologico di un essere umano? Dormi con il quadro di Giovanni Gentile sul letto.

 

 

Come il ddl Zan ha mostrato, c'è una demagogia che alza il tono del dibattito su alcuni temi fino a degradarlo in scontro. Tutto fa brodo per costituire un recinto «democratico» fuori dal quale c'è la giungla dei reazionari, dei fascisti, dei marziani, dei retrogradi: anche dare addosso a un conduttore televisivo cui è «scappata» in diretta un'opinione antiabortista. Ridateci il 1978! 

 

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