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Piste da sci a rischio in Trentino: possibile il passaggio in giallo, ma occhio al doppio salto

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Stagione sciistica a rischio in Trentino-Alto Adige per la quarta ondata di Covid. È allarme soprattutto in provincia di Bolzano, dove già ci si prepara a entrare in zona gialla (sarà deciso domani) con dati non incoraggianti. Sono 365 i nuovi casi registrati, a fronte di 2.228 tamponi molecolari e 6.666 tamponi antigenici, per un tasso di positività del 4,1% (mercoledì i positivi erano 143). Numeri che generano il timore di poter scivolare in zona arancione, con l'inevitabile chiusura degli impianti di risalita, almeno secondo le misure in vigore. «L'anno scorso il governo ha deciso di chiudere gli impianti senza ascoltarci, senza avere cognizione tecnica, senza un perché. Lo sci si fa all'aria aperta, dove il distanziamento è qualcosa di implicito per chi pratica questo sport. Io dico che possiamo e dobbiamo rimanere aperti anche se, in termini di fatturato, non ci aspettiamo una stagione normale», ha ribadito a LaPresse Valeria Ghezzi, presidente nazionale dell'Associazione esercenti impianti a fune di Confindustria. Per gli impiantisti, infatti, si dovrebbero rivedere prima i protocolli per cinema e teatri, «dove le persone stanno in un luogo chiuso».

 

 

 

«Per quanto ci riguarda dobbiamo già fare i conti con la riduzione delle capienze, i controlli dei Green pass per accedere agli impianti al chiuso, il distanziamento e l'obbligo delle mascherine. Credo che queste misure di contenimento siano sufficienti», ha aggiunto Ghezzi. Preoccupazione è stata espressa da tutto il comparto turistico dopo il blackout dell'anno scorso. «Le prenotazioni sono abbondanti fino a febbraio, dalla prossima settimana avremo un centro tamponi attivo 7 giorni su 7 e i protocolli di sicurezza adottati da impiantisti e albergatori sono attivi e testati. Con 9.700 posti letto e 60mila seconde case, nuove restrizioni sarebbero un disastro», ha spiegato Tullio Serafini, presidente dell'Azienda per il turismo di Madonna di Campiglio.

 

 

 

Tutto il mondo dello sci attende dunque le decisioni della Conferenza Stato-Regioni che si dovrebbe tenere oggi, per le linee guida sull'apertura degli impianti sciistici nelle zone arancioni o rosse: l'auspicio è scongiurare la chiusura che significherebbe «il disastro per l'economia di montagna. Noi siamo chiusi da marzo 2020 e i mesi invernali, per molte località, rappresentano il 90-95% del fatturato totale. Pensare di dover affrontare un'ulteriore stagione chiusa vorrebbe dire distruggere l'economia della montagna ma anche la possibilità di reperire risorse umane che vengano a lavorare stagionalmente», ha avvertito Andy Varallo, presidente di Dolomiti Superski Alta Badia.

 

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