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I sindacati aspettano Mario Draghi, ma sono pronti allo sciopero su pensioni e fisco

Antonella Scutiero
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Pensioni e fisco: con la manovra che si prepara ad arrivare in Parlamento i sindacati non mollano la presa e chiedono al governo «risposte precise». Al premier Mario Draghi, che li ha convocati a palazzo Chigi martedì pomeriggio, i tre confederali chiedono un impegno ad avviare un confronto «sia per apportare miglioramenti» alla legge di bilancio, «sia per avviare seriamente un processo di riforme di cui il Paese ha bisogno» dice il leader Cgil Maurizio Landini parlando alla manifestazione dei lavoratori edili a Roma. Le misure messe in campo con la legge di bilancio - circa 600 milioni di euro il costo - cioè la proroga di opzione donna per un anno, la proroga dell’Ape sociale, l’ampliamento del numero delle mansioni gravose non sono state e la quota 102 transitoria non sono state giudicate sufficienti. E da piazza santi Apostoli, luogo simbolo delle manifestazioni capitoline, il segretario Uil Pierpaolo Bombardieri insiste sulla mobilitazione che «servirà per far cambiare idea alla politica e al governo» perché «sulle pensioni bisogna dare risposte ai giovani e alle donne e bisogna farlo adesso».

 

 

Ancora non ci siamo, insiste Maurizio Landini, tornando sulla necessità di destinare gli otto miliardi stanziati in manovra sul fisco all’aumento delle buste paga di lavoratori e pensionati e non ancora alle aziende che «hanno avuto risorse a pioggia». Per il numero uno Cisl, Luigi Sbarra, «è davvero ora di dare un forte segnale redistributivo» sul fisco, oltre che sulle pensioni: «andremo avanti nei luoghi di lavoro e sul territorio», promette. Martedì sul tavolo il governo potrebbe un’uscita dal lavoro a 62 anni per tutti ma con il sistema contributivo, senza quote, con una maggiore flessibilità per il ritorno alla legge Fornero che per Draghi è inevitabile. Ipotesi che non soddisfa a pieno i sindacati, che chiedono garanzie e tempi certi.

 

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