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No vaccino? No green pass. L'ultima idea del governo per cercare di "convincere" i no-vax

Dario Martini
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«Molti hanno avanzato l’ipotesi di utilizzare solo il vaccino e non più il tampone per avere il green pass. Credo che questa sia una decisione politica, si sta valutando a livello governativo». Il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, dice chiaro e tondo quali sono le prossime mosse allo studio del governo guidato da Mario Draghi. Fino ad oggi chi non ha intenzione di non vaccinarsi può comunque fare un tampone per ottenere il green pass, anche se per soli due giorni. Togliere questa possibilità sarebbe una nuova forma di costrizione per "convincere" i più scettici a farsi iniettare il siero anti-Covid. Un modo per spingere ancora di più le vaccinazioni, nonostante si sia già raggiunto l’84% degli italiani con più di dodici anni che hanno completato il ciclo vaccinale. Eliminare il ricorso al tampone per avere il green pass aprirebbe però altri fronti. Il test antigenico rapido è stato incluso nel certificato verde per permettere a milioni di italiani non vaccinati di continuare ad andare a lavorare. Se la somministrazione di una dose anti-Covid dovesse restare l’unica opzione possibile, di fatto verrebbe introdotto l’obbligo vaccinale. I ricorsi, sicuramente, inizierebbero a fioccare copiosi.

 

 

Il ministero della Salute, in raccordo stretto con Palazzo Chigi, sembra comunque seriamente intenzionato a percorrere questa strada. Anche se ancora nessuna decisione è stata presa. Rezza non intende invadere il campo della politica. Ma è chiaro quale sia il suo pensiero: «Il vaccino dà protezione a noi stessi e, anche se non in misura assoluta, anche gli altri. Quindi, rispetto a un test per il Covid negativo, è sicuramente una misura più efficace». Anche Walter Ricciardi, consulente per l’emergenza del ministro Speranza, in un’intervista al Corsera, fa notare che «il tampone antigenico presenta un 30% di falsi negativi e dà un falso senso di sicurezza, specie con la variante Delta. Se si entra con un test falso negativo in un luogo dove ci sono persone suscettibili, l’infezione si verifica».

 

 

Riguardo al green pass, il governo deve affrontare anche un altro problema. Quello della durata. Al momento, il certificato verde ha una validità di un anno. A inizio 2022, quindi, inizieranno ad andare a scadenza i primi green pass. A fronte dell’avvio delle terze dosi, motivata dal fatto che dopo 6 mesi la protezione dei vaccini inizia a calare, si sta valutando di accorciare la durata del certificato: dai 12 mesi attuali a partire dall’ultima dose si passerebbe a 9 mesi, se non addirittura a 6 mesi, come vorrebbero i più intransigenti. Anche questa ipotesi è sul tavolo. «L’attuale estensione del green pass fino a 12 mesi - ha detto il ministro Speranza al question time alla Camera mercoledì scorso - potrà essere rivista in futuro se emergeranno nuovi dati o studi».

 

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