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Insieme al Coronavirus è arrivato anche il sex coach: il Covid si porta via l'amore

Antonio Siberia
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“Lo senti?”. “Si, lo sento”. Non vi scandalizzate, cari lettori, non stiamo ammiccando ad una scena pornografica con un linguaggio da taverna ma semplicemente stiamo descrivendo una delle metamorfosi dei nostri tempi: quella sessuale. Perché il cambiamento delle nostre abitudini, vizi e piaceri compresi, dovuto all’epoca Covid, è un fatto con cui fare i conti. Ed il sesso, a meno di non voler essere bugiardi come Pinocchio, non è più lo stesso di una volta.

In epoca di virus sono comparsi ad esempio nuovi sensi, come l’udito, legato all’ascolto di suoni erotici. Nuovi sensi che stanno soppiantando - almeno in parte - quelli tradizionali, come la vista e il tatto. Non lo diciamo noi ma è ciò che emerge da un congresso della Società Italiana di Andrologia (la Sia) che ha ben spiegato come il Covid abbia “ridisegnato la sessualità degli italiani, facendo saltare equilibri precari oppure, al contrario, aprendo a nuove forme di sessualità, anche virtuali”.

Un sondaggio online su 1.559 adulti ha svelato che oltre il 50% degli interpellati avrebbe presentato un calo dell'intimità relazionale durante il virus, mentre il 20% avrebbe ampliato e arricchito il proprio interesse sessuale, con nuove modalità. Tra queste, oltre all’udito, c’è la “mindfulness sex” che poi sarebbe la capacità di godere di una piena esperienza sessuale attraverso una forma di meditazione che aiuta a concentrarsi soltanto sul piacere. Udito, mente e - per non farsi mancare nulla - pure l’allenatore. Sì, perché tra le mutazioni prodotte in campo sessuale dal Covid vi è anche la comparsa di una nuova figura, quella del sex coach. L’allenatore del sesso. Resta adesso da capire - in questi tempi così amari e confusi - quale sia il modulo migliore da adottare: a zona, a uomo o misto. Una questione di gusti, certamente. Anche se un po’ di ironia sorge spontanea e torna alla mente quella battuta del compianto Franco Scoglio (anni e anni fa allenatore di un Genoa calcistico da combattimento) quando - indispettito dal brusio dei giornalisti che gli stavano attorno per le interviste - sbottò in un liberatorio: “Ad minchiam”. 

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