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Bomba sulla terza dose, Barbara Gallavotti a Dimartedì: con una nuova variante questi vaccini non bastano

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Per sconfiggere e anticipare le varianti del virus del Covid-19 si dovrebbero aggiornare costantemente o quasi i vaccini. "Sarebbe meglio giocare d'anticipo", spiega Barbara Gallavotti, scienziata e divulgatrice di Superquark mercoledì 3 novembre a Dimartedì, il programma di approfondimento condotto da Giovanni Floris su La7. 

 

Nel consueto spazio dedicato alla pandemia Gallavotti ha parlato degli sviluppi del siero in relazioni alle mutazioni del virus. La ricercatrice ha citato alcuni recenti studi pubblicati sulla rivista scientifica Nature. "I vaccini sono di due tipi", a mRna come Pfizer e Moderna, a Dna come Johnson & Johnson e AstraZenca, ricorda la biologa. "Sono stati messi a punto a inizio 2020 in base alle varianti che circolavano allora - spiega la scienziata - e siamo stati fortunati che i principi attivi messi all'epoca si sono dimostrati utilissimi anche a contrastare le varianti arrivate in seguito, come la Alfa, ex inglese, e la Delta, ex indiana. 

 

"Ma se arrivasse una nuova variante che cambia radicalmente i connotati del virus, quei vaccini basati su quei principi attivi potrebbero non essere più sufficienti", e si "potrebbe dover aggiornare il principio attivo". "È molto facile, soprattutto per i vaccini a mRna che possono essere modificati in poche ore". Ma c'è un "ma", un aspetto che rende tutto più complicato. "Dopo c'è un collo di bottiglia che  quello di verificare l'effetto del nuovo preparato su un campione di volontari, e questo potrebbe richiedere tempo". 

 

E come si fa allora? "Giocando di anticipo, preparando una nuova formulazione di vaccino" per evenmtuali variazioni del virus così da "mettere a punto un protocollo " che ha l'obiettivo di verificare "come un campione di persone possa reagire a un vaccino modificato". 

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