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Ora Figliuolo punta al 90%. A gennaio terza dose per tutti, rispunta l'ipotesi del vaccino obbligatorio

Andrea Capello
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Quota 90%. È il traguardo fissato da Francesco Paolo Figliuolo. Il commissario all’emergenza a cui il governo ha messo in mano la campagna vaccinale vuole giungere a una copertura pressoché massima della popolazione. Al momento gli over 12 che hanno aderito alla campagna sono 46 milioni e mezzo, ovvero l’86%. Ma essere ben sopra alla media europea e davanti a Paesi come Germania, Francia e Regno Unito non soddisfa ancora del tutto il generale. «La campagna sta continuando, il nostro obiettivo è sfondare la soglia dell’86% e andare verso il 90%», spiega. Un successo dovuto «al gioco di squadra» e che ora si dovrà ripetere anche per la terza dose. Sotto questo punto di vista la strada sembra essere tracciata. A partire dal prossimo gennaio, se non prima, la platea dei vaccinabili sarà ampliata a tutti. Una possibilità che il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, definisce «ragionevole» e, se attuata, decisa «su base scientifica». E per chi ancora non si è immunizzato resta in piedi pure l’ipotesi dell’obbligo vaccinale. «Non lo abbiamo mai escluso - precisa Costa - c’è già per alcune categorie e valuteremo, in base ai dati, se introdurlo per altre».

 

 

Anche il Vaticano è partito con la somministrazione della terza dose di vaccini anti Covid. «Nella seconda metà di ottobre - fa sapere il portavoce della Santa Sede Matteo Bruni - la Direzione Sanità e Igiene dello Stato della Città del Vaticano ha iniziato a somministrarla, dando la priorità agli ultra sessantenni e alle persone con fragilità». Fra questi è ragionevole pensare che ci siano Papa Francesco e il Papa emerito Benedetto XVI.

 

 

Per quanto riguarda l’andamento dell’epidemia si conferma il trend al rialzo degli ultimi giorni, ma con un impatto che resta comunque contenuto. I nuovi casi positivi sono 4.598 nuovi casi con 50 decessi e un tasso di positività dell’1% su 468.104 tamponi effettuati. I ricoveri aumentano di 11 unità mentre le terapie intensive restano invariate. E a fare la fotografia della situazione negli ospedali è il report di Agenas, l’agenzia nazionale dei servizi sanitari nazionali) riferito al 26 ottobre. I posti letto occupati in area medica salgono al 5% (+1%) mentre resta invece al 4% l’occupazione dei posti in terapia intensiva. Nessuna regione comunque si avvicina alla soglia di allerta, quelle con il maggior numero di letti occupati nei reparti sono Calabria e Provincia Autonoma di Bolzano, entrambe al 9%.

 

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