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Covid, non bastano i vaccini: sempre più contagi e ospedalizzazioni. Allarme Pfizer: "Sperimentiamo altri due anti-virali"

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Franco Bechis
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Nell'ultimo rapporto epidemiologico dell'Istituto superiore di sanità è scritto: “negli ultimi 30 giorni si rileva come il 26,3% delle diagnosi di Sars-Cov-2 , il 40,7% delle ospedalizzazioni, il 61,3% dei ricoveri in terapia intensiva e il 62,1% dei decessi negli over 80 siano avvenuti fra coloro che non hanno alcuna dose di vaccino”. Scrivo questa identica notizia al contrario: negli ultimi 30 giorni il 73,7% delle diagnosi di coronavirus, il 59,3% delle ospedalizzazioni, il 38,7% dei ricoveri in terapia intensiva e il 37,9% dei decessi degli ultraottantenni sono avvenuti fra persone vaccinate con doppia dose (la maggiore parte) o che comunque avevano ricevuto una prima dose. Come si potrà vedere nella tabella Iss che in foto abbiamo pubblicato nelle pagine interne, nella fascia degli ultraottantenni finiti in ospedale per Covid nell'ultimo mese la maggioranza assoluta (54,4%) era di vaccinati con doppia dose (in genere di Pfizer o Moderna) da più di 14 giorni.

Sono dati grezzi dell'ultimo mese, e sono peggiori di quelli dei rapporti precedenti: sempre più contagi, ospedalizzazioni, e purtroppo anche ricoveri in terapia intensiva e decessi- pur nei numeri piccoli di questi tempi- riguardano italiani che avevano ricevuto il ciclo intero di vaccinazione. Le nostre autorità sanitarie continuano a minimizzare la cosa, e nei rapporti Iss sui decessi si segnala solo che sono morti di Covid 19 423 italiani che avevano ricevuto la doppia vaccinazione da almeno due settimane, ma che rappresentano l'1,2% dei 35.776 decessi avvenuti fra il primo febbraio e il 21 luglio scorso. L'osservazione in sé dice poco, perché a febbraio, marzo e aprile il numero dei vaccinati era prima una assoluta e poi una relativa minoranza degli italiani, e il raffronto quindi vale poco. Oggi invece la maggioranza assoluta degli italiani è vaccinata, quindi ha una spiegazione matematica il fatto che il virus colpisca di più i vaccinati dei non vaccinati.

La matematica spiegherà pure, ma fa a pugni rumorosamente con ogni slogan che ha accompagnato la campagna vaccinale. Questi numeri dicono che i vaccini (ma non sappiamo davvero per quanto tempo) proteggono la vita di chi li fa in modo significativo, ma non proteggono nessun altro che sta loro intorno. Chi è vaccinato si contagia come chi non è vaccinato, e numericamente più dei non vaccinati (spiegazione matematica: sono più i vaccinati dei non vaccinati) e quindi contagia gli altri. I numeri dicono anche che man mano che trascorre il tempo dall'ultima vaccinazione anche la protezione su se stessi si affievolisce e non abbiamo alcuna evidenza certa di quando scomparirà del tutto.

Questo cominciano a dire i numeri italiani, e hanno detto le statistiche di paesi come Israele che per questo è partita a fare la terza dose di vaccino e come gli Stati Uniti che si apprestano a farla. E ovviamente i numeri dicono anche un'altra cosa antipatica: il green pass vaccinale della durata di nove mesi non è affatto una garanzia di tranquillità o di non contagio e anzi potrebbe diventare controproducente perché diffonde nella gente una sicurezza falsa (e infatti tendono tutti i vaccinati ad abbandonare le precauzioni a cui erano abituati come l'uso della mascherina e il distanziamento). E' assai più protettivo per la salute pubblica e per contenere il contagio il green pass conseguito per poche ore con un tampone.

Molti slogan propagati come certezze scientifiche non lo erano affatto e spesso avevano a fondamento le politiche sanitarie che si ritenevano necessarie. E allora quanto dura la protezione dei vaccini? La domanda al momento non ha una risposta ufficiale, nemmeno da parte di chi le informazioni dovrebbe avere grazie al controllo dei primi gruppi di vaccinati ormai da un anno. E allora sentiamoli, visto che sia Pfizer che Moderna hanno appena depositato alla Sec (la Consob americana) le loro relazioni semestrali. Risposta di Pfizer: “non siamo in grado di dirlo”. Risposta di Moderna in quel documento: “la protezione è ancora alta dopo sei mesi”. Non è molto. Entrambi i colossi sono convinti che si farà entro la fine del 2022 una terza e una quarta vaccinazione, se non addirittura una quinta. Moderna spiega di prevedere nel 2021 una produzione che oscilla fra 800 milioni e un miliardo di dosi e nel 2022 addirittura di 3 miliardi di dosi se basterà un singolo richiamo da 50 mg o di due miliardi di dosi se invece sarà necessaria ancora una doppia vaccinazione da 100 mg.

Sul 2021 Pfizer da per scontata la terza dose in molti paesi: ha in tasca accordi già firmati con Usa, Ue e altri paesi per 2,1 miliardi di dosi, ma ne produrrà 3 miliardi entro dicembre convinta che arriveranno richieste per la terza dose. E in effetti i soli Stati Uniti ne hanno già ordinate 200 milioni aggiuntive entro fine anno. Sul 2022 invece Pfizer ha meno certezze., Anzi, teme addirittura di non potere soddisfare la domanda mondiale di vaccini, e avverte gli investitori: “Stiamo assistendo a un aumento della domanda complessiva nel settore per alcuni componenti e materie prime che potrebbero limitare l'offerta disponibile, il che potrebbe avere un impatto futuro sulle nostra attività”. Per questo motivo Pfizer si è portata avanti studiando alternative al vaccino, ed ha in fase due e in fase tre la sperimentazione su un farmaco anti-Covid da prendere per via orale e un analogo farmaco da somministrare endovena.

Non sono buone notizie e siccome il Cts nei suoi verbali già discetta di misure per zone rosse, arancioni e gialle identiche a quelle dell'anno scorso, bisognerà rassegnarsi e capire che anche quella sul green pass era pura propaganda: non consentirà la conquista di alcuna libertà nel prossimo autunno, e si replicheranno le stesse norme di contenimento della pandemia dell'anno scorso. C'è sempre più l'impressione che tutti i grandi paesi del mondo si stiano misurando con il virus come hanno fatto con i talebani in Afghanistan. Speriamo davvero che la guerra non finisca come è accaduto lì.
 

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