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Covid, psicodramma nel Cts. Franco Locatelli detta la linea nel Comitato: "Non parlate più". Il verbale

Dario Martini
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«Non parlate con i giornalisti. Non concedete interviste. E non fate filtrare nulla di quanto viene discusso nelle sedute del Comitato tecnico scientifico. l'ora di farla finita». Non sappiamo se Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Cts, abbia usato esattamente queste parole per strigliare i colleghi colpevoli di dare in pasto ai media quanto accade nelle segrete stanze del Comitato. Ma il senso della sua ramanzina è sicuramente questo. La prova è contenuta nel verbale del 21 giugno scorso, quando Locatelli mette bene in chiaro che la fuga di notizie deve cessare una volta per tutte. Gli undici esperti nominati dal governo sono tutti riuniti in videoconferenza.

La seduta inizia alle 18,35. Il primo a prendere la parola è proprio il coordinatore: «Nel corso settimana appena passata», si legge nel documento, «le sollecitazioni degli organi di stampa su questioni particolarmente sensibili per l'opinione pubblica hanno nuovamente trovato riscontro in dichiarazioni rese - o attribuite a componenti del Cts che non appaiono essere in linea con quanto era stato convenuto all'interno del Comitato o appropriate per il mantenimento di un'adeguata reputazione dell'organo, nell'interesse del buon andamento dei suoi lavori e anche per evitare d'ingenerare confusione nella popolazione con informazioni contraddittorie o, comunque, poco allineate su argomenti di essenziale rilevanza».

È bene ricordare che quei giorni di metà giugno sono quelli in cui era appena stata presa la decisione di «rafforzare» la raccomandazione di somministrare AstraZeneca agli over 60 e di introdurre la vaccinazione eterologa per chi aveva ricevuto la prima dose con il siero di Oxford. Il problema della fuga di notizie era già stato affrontato il 13 maggio. In quella occasione Locatelli auspice) che «siffatti episodi non abbiano nuovamente a ripetersi».

La grana, evidentemente, non è stata risolta. Ciò che scopriamo dal verbale del 21 giugno è che i componenti del Cts non sempre sono concordi nelle loro posizioni. E che qualcuno in seguito tenta di smarcarsi. Ciò che sorprende, però, è che questa divergenza di opinioni non debba assolutamente filtrare all'esterno. Viene ribadito, infatti, che l'unico autorizzato a parlare è il portavoce del Comitato, ovvero il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro. Locatelli ricorda ai colleghi le regole base per «evitare elementi di distonia»: gli unici interlocutori sono le autorità preposte (in particolare il ministero della Salute) e la comunicazione ufficiale non deve essere «incontrollatamente allargata e diffusa ai mezzi di comunicazione di massa».

Non sappiamo esattamente chi siano le talpe accusate di non tenere a freno la lingua. Il verbale pubblicato dal Dipartimento della protezione civile, infatti, è solo una sintesi appositamente edulcorata. Cie) che leggiamo, pere), ci permette di capire che la tensione in seno al Comitato è alle stelle. Locatelli ammonisce ancora i colleghi: non dobbiamo dare «al pubblico l'impressione di divisioni interne in contrasto con la realtà». E chi non si vuole adeguare tenga sempre a mente che è tenuto al «vincolo della riservatezza». Per cui, di qui in avanti, «massima discrezione».

Nella seduta del 21 giugno il Cts decide di introdurre un'importante novità per cercare di arginare il problema. Ogni volta che saranno prese decisioni su questioni di «particolare rilevanza» verrà pubblicato un comunicato stampa di concerto col governo.

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