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Scherzetto Pfizer e Moderna: salgono i prezzi dei vaccini. Grandi affari di Big Pharma

Tommaso Carta
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Pfizer e Moderna aumentano i prezzi dei vaccini per l’Unione europea. Mentre il Vecchio continente è alle prese con la diffusione della variante Delta e si comincia a parlare dei richiami delle terze dosi (la Germania intende avviarle da settembre per i soggetti ad alto rischio), il Financial Times rivela che i costi per le 2,1 miliardi di dosi da fornire fino al 2023 «sono stati rinegoziati dopo che i dati delle prove di fase 3 hanno mostrato che i vaccini a Rna messaggero delle due società hanno tassi di efficacia più elevati rispetto alle dosi più economiche sviluppate da Oxford/AstraZeneca e Johnson & Johnson». Così, secondo gli estratti dei nuovi contratti visualizzati dal Ft, il prezzo di una dose di Pfizer è salito a 19,50 euro, rispetto ai precedenti 15,50; e quello di una dose di Moderna è passato a 25,50 dollari, in aumento rispetto ai 22,60 dollari del precedente accordo (circa 19 euro) ma più basso del costo di 28,50 dollari su cui le parti si erano accordate inizialmente (calo dovuto al fatto che l’ordine è cresciuto).

 

 

Le società, secondo un funzionario vicino ai negoziati citato dal Financial Times, hanno sfruttato il loro potere di mercato e usato la «solita retorica dell’industria farmaceutica ... i vaccini funzionano quindi hanno aumentato il "valore"». A Bruxelles, fonti Ue sottolineano a LaPresse che «le trattative con uno sviluppatore di vaccini tengono conto di diversi elementi come la capacità di produzione, l’esperienza con un’azienda, la tecnologia utilizzata, e così via». D’altra parte il Financial Times ricorda che i contratti Ue sono stati raggiunti in un momento complesso della campagna vaccinale nell’Ue, mentre il blocco affrontava problemi di forniture da parte di AstraZeneca e Johnson&Johnson e le autorità stavano indagando su un sospetto legame fra le dosi di questi vaccini e dei rari coaguli di sangue.

 

 

Intanto in Italia sei over 12 su 10 sono ora completamente immunizzati. Si tratta di oltre 32 milioni di persone, un numero importante che avvicina l’Italia all’obiettivo di raggiungere l’immunità di comunità entro fine settembre. Il governo e la struttura guidata dal generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, lavorano senza sosta per fronteggiare la variante Delta che ha fatto entrare il nostro Paese nella quarta ondata dei contagi e minaccia gli ospedali. In questa ottica riveste un ruolo fondamentale il Green pass, che dal 6 agosto sarà richiesto per sedersi ai tavoli al chiuso di bar e ristoranti, accedere a eventi sportivi, spettacoli anche all’aperto, cinema, teatri, palestre, piscine, centri termali, fiere, congressi, sale gioco e bingo. Ma per il Certificato Verde sono in arrivo nuovi sviluppi: il premier Mario Draghi dovrebbe portare un nuovo decreto in Consiglio dei ministri già questa settimana, per estendere l’obbligatorietà del Pass anche per i trasporti. Difficile che l’estensione diventi operativa prima di settembre, visto il pressing della Lega per lasciare l’estate libera da vincoli per non danneggiare il comparto turismo. Tutto da decidere ancora l’obbligo vaccinale per i docenti e l’uso del Certificato in azienda, che arriverà solo dopo un confronto tra il ministro del Lavoro Andrea Orlando e le parti sociali. «Non abbiamo contrarietà di principio. Noi abbiamo scioperato per avere i protocolli di sicurezza in azienda. Siamo a favore del fatto che le persone si vaccinino e come sindacato stiamo raccomandando ai lavoratori di farlo. Ma c’è un discrimine: non è possibile pensare a licenziamenti o demansionamenti, perché eventualmente un dipendente sceglie di non vaccinarsi», dice il leader Cgil Maurizio Landini, che esclude eventuali riduzioni allo stipendio per chi non vorrà immunizzarsi.

 

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