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Istat, il Covid e gli effetti devastanti sulla popolazione: nel 2020 record negativo di nascite e boom di morti

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Il report annuale dell’Istat mette in evidenza quanto il 2020 sia stato un anno durissimo per la popolazione italiana a causa dell’esplosione del Covid. Il record negativo del numero di nascite toccato nel 2019 è stato di nuovo superato nello scorso anno: i nati della popolazione residente sono stati 404.104, in diminuzione del 3,8% rispetto al 2019 e di quasi il 30% a confronto col 2008, anno di massimo relativo più recente delle nascite. Nei primi dieci mesi del 2020 le nascite mostrano una diminuzione del 2,7%, in linea con il ritmo che ha caratterizzato il periodo dal 2009 al 2019 (-2,8% in media annua), rileva l’Istat. La discesa accelera nei mesi di novembre (-8,2% rispetto allo stesso mese dell’anno prima) e soprattutto di dicembre (-10,3%), corrispondenti ai concepimenti dei primi mesi dell’ondata epidemica 2020. Nel Nord-ovest il calo tocca il 15,6% a dicembre. Il calo delle nascite corrispondente alla diminuzione dei concepimenti innescato dalla pandemia persiste nei primi mesi del 2021, soprattutto nel mese di gennaio (-14%). A febbraio risulta più contenuto mentre a marzo si osserva una prima inversione di tendenza: rispetto allo stesso mese del 2020 i nati aumentano del 3,7%. Il calo dei nati che si è verificato in corrispondenza degli effetti del primo periodo della pandemia aggrava, dunque, la tendenza negativa già in atto nonostante il leggero recupero osservato a marzo 2021.

 

 

Il calo delle nascite concepite all’inizio della pandemia ha toccato prevalentemente i nati all’interno del matrimonio: -17,3% nel periodo novembre-dicembre 2020 e -17,5% a gennaio 2021. Nello stesso periodo, rileva l’Istat, sono diminuiti anche i nati fuori dal matrimonio, ma in misura decisamente meno marcata (-4,7% e -7,1% rispettivamente). Il leggero recupero nelle nascite osservato a marzo dipende esclusivamente dai nati fuori del matrimonio, che aumentano del 14,2% mentre i nati da genitori coniugati continuano a diminuire (-0,5%). I nati di cittadinanza straniera sono i più toccati dalla contrazione legata alla pandemia: a novembre e dicembre 2020 sono diminuiti poco più dei nati da genitori italiani (-11,4% rispetto a -8,8%) ma il differenziale si è allargato a gennaio 2021 (-23,6% contro -12,2%) e ancora nel mese di febbraio (-18,5 contro -6,1%). Il leggero aumento della natalità registrato a marzo 2021 riguarda esclusivamente i nati italiani (+5,9%) mentre quelli stranieri continuano a diminuire (-8,3%). Il leggero recupero del numero dei nati osservato a marzo 2021 ha riguardato prevalentemente le donne più istruite: a livello nazionale i nati da madri con almeno la laurea sono cresciuti dell’8,6%, contribuendo per i due terzi all’aumento complessivo.

 

 

Pessimi anche i dati che riguardano i morti. Il totale dei decessi nel 2020 per il complesso delle cause è stato pari a 746.146, il valore più alto registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra. Rispetto alla media 2015-2019 si sono avuti 100.526 decessi in più (15,6% di eccesso). La speranza di vita alla nascita, per il complesso della popolazione (maschi e femmine insieme), scende a 82 anni nel 2020, ben 1,2 anni sotto il livello del 2019. Per osservare un valore analogo occorre risalire al 2012. Gli uomini sono più penalizzati: la loro speranza di vita alla nascita si abbassa di 1,4 anni, a 79,7 anni, mentre per le donne scende di un anno, a 84,4 anni, ampliando così il differenziale di genere. Prendendo in considerazione le classi di età, il contributo più rilevante all’aumento dei decessi del 2020 rispetto alla media degli anni 2015-2019 è dovuto all’incremento dei morti ultraottantenni, che spiega il 76,3% dell’eccesso di mortalità complessivo. In totale sono decedute 486.255 persone oltre gli 80 anni (76.708 in più rispetto al quinquennio di riferimento).

 

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