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Euro2020, le accuse di razzismo sono un autogol "politico" all'Italia di Roberto Mancini

Andrea Amata
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L'Italia del ct Roberto Mancini agli Europei di calcio vince e convince, generando entusiasmo collettivo, ma per i corifei del politicamente corretto non poteva mancare la polemica della variante razzista ad inquinare l'atmosfera festante. Prima del fischio d'inizio della partita contro il Galles, alcuni giocatori hanno reso omaggio, inginocchiandosi, al movimento attivista Black Lives Matter che è impegnato nella lotta contro il razzismo. La libertà dovrebbe essere un valore nella disponibilità di tutti, anche per coloro che non vogliono omologarsi all'inchino pur essendo ferventi assertori dell'uguaglianza fra gli individui. Così come per coloro che si rifiutano di identificarsi nel Black Lives Matter. Il movimento, infatti, ha espresso in alcuni casi posizioni estremiste degenerate in atti vandalici e in contestazioni violente. Non può passare l'automatismo arbitrario secondo cui quanti non onorano simbolicamente il BLM sono colpevoli di condotte razziste.

 

 

Il rettangolo di gioco dovrebbe rimanere estraneo ai dogmatismi del politicamente corretto che pretende di uniformare qualsiasi aspetto della nostra vita, anche quello ludico e sportivo, alla banalizzazione dei suoi messaggi. Tra gli uomini di Mancini a piegare le ginocchia, in segno di solidarietà agli attivisti afro-americani, sono stati in cinque: Palmieri, Belotti, Toloi, Pessina e Bernardeschi. Mentre sui sei azzurri che hanno ignorato il gesto, Donnarumma, Bastoni, Bonucci, Verratti, Jorginho e Chiesa, sono piovute critiche dai soliti ambienti che si ritengono i propugnatori e i prototipi del giusto. Il portavoce del Partito Gay, Fabrizio Marrazzo, dopo aver celebrato il portiere della Germania, Manuel Neuer, per aver indossato la fascia multicolore di capitano per schierarsi con la comunità LGBT+, ha rivolto la sua verve polemica sulla nazionale dell'Italia: «Prenda esempio da quella tedesca e faccia lo stesso, magari vedere inginocchiati tutti per il Black Lives Matter e non solo in non sei come è successo nella partita contro il Galles sarebbe già un buon segnale».

 

 

Certamente lo sport è fondamentale per divulgare i valori della convivenza, essendo un potente trasmettitore di gesti che generano emulazione fra le nuove generazioni. Tuttavia, fra le abilità a cui dovremmo educare i giovani non possiamo trascurare il dribbling alla coercizione, il dissenso verso l'omologazione e il pluralismo delle idee per poter continuare a definirci liberi senza il timore di essere etichettati con l'abuso di qualche fobia. I giocatori inchinati, così come quelli eretti, sono il simbolo della libertà che per qualificarsi pienamente come tale non può che declinarsi in modo differenziato. Altrimenti sarebbe una libertà condizionata.

 

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