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Allarme badanti straniere senza vaccino: sorge il problema della tessera sanitaria

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Antonio Sbraga
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Alla loro vaccinazione ancora non “bada” nessuno. Eppure loro, i badanti extracomunitari, si prendono cura delle persone più fragili, anche rispetto al Covid. Contro cui fanno fatica a difendersi, considerato che moltissimi badanti ancora non riescono a prenotarsi per le vaccinazioni. Perché tanti sono sprovvisti di tessera sanitaria, fondamentale per poter accedere alle prenotazioni anche nel portale della Regione Lazio, che richiede, oltre al codice fiscale, anche «le ultime 13 cifre del codice numerico (Team) posto sul retro della tessera sanitaria». La segnalazione è arrivata al nostro giornale, e noi siamo andati a verificare: tutto vero.

 

 

Anche se in tutta Italia gli oltre 700mila immigrati da Paesi extra Ue è rilasciato il tesserino “Stranieri temporaneamente presenti” (Stp), che dovrebbe garantire l'accesso alle prestazioni sanitarie urgenti o essenziali, proprio come le vaccinazioni. «L'Stp - come ha spiegato l'Istituto Nazionale salute, migrazioni e povertà (Inmp) - viene infatti rilasciato agli immigrati irregolari con più di tre mesi di presenza in Italia ma anche a chi ha fatto richiesta di asilo ma non ha ancora i documenti, come le badanti in attesa di regolarizzazione. Però le piattaforme regionali per le prenotazioni del vaccino Covid non prevedono l’accesso in assenza del codice fiscale e del numero di tessera sanitaria. Dunque, pur avendo diritto alla vaccinazione, in pratica queste persone non possono accedervi. Al momento, solo la piattaforma informatica dell’Emilia-Romagna prevede l'inserimento dei codici Stp, Eni e permessi di soggiorno temporanei - ha rimarcato l'Inmp - È presente, quindi, un elemento di iniquità nell’accesso al servizio vaccinale. Il rischio è quello che si crei una bolla di persone non raggiungibili dai servizi sanitari pubblici e questo è un problema. Infatti se escludiamo fasce importanti di popolazione che vivono in Italia dalla possibilità di potersi vaccinare, da un lato esponiamo a maggior rischio la loro salute e dall'altro creiamo un rallentamento nel raggiungimento dell’immunità di comunità. Tale situazione - ha concluso l'Istituto - è stata segnalata al Ministero della Salute, che ha inviato una nota alle Regioni, ma la situazione resta al momento irrisolta».

 

 

Come nel Lazio, dove da settimane le associazioni attendono la promessa nota regionale che dovrebbe permettere di potersi vaccinare anche a chi ha solo il codice fiscale, rilasciato in seguito alla sanatoria nazionale dei 207 mila fra badanti, braccianti e colf, varata lo scorso anno. «Se vogliamo arrivare all’immunità di gregge, dobbiamo vaccinare anche i migranti - avverte l’associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi) - Finora, a seconda delle fasi e delle zone, hanno rappresentato tra il 3,5% e il 6% dei contagiati, ma i portali di prenotazione avviati dalle Regioni non consentono loro l’accesso. Abbiamo proposto ai governatori di attivare una tessera di prevenzione Covid (Tpc) che garantisca profilassi e cure contro il coronavirus anche agli irregolari e si possa dotare di un codice identificativo riconoscibile dai portali di prenotazione».

 

 

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