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Funivia, "freni manomessi, Dio mi giudicherà". La confessione choc e l'orrore dietro la strage sul Mottarone

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"Ho manomesso i freni. Faccio i conti con Dio". La confessione choc del responsabile del funzionamento della funivia Stresa-Mottarone Gabriele Tadini compare oggi nero su bianco su La Stampa. Il tecnico ha confessato tutto solo tre giorni dopo il disastro in cui hanno perso la vita 14 persone. Si trova ora nel carcere di Verbania in una cella di massima sicurezza con l’accusa gravissima di disastro e omicidio colposo plurimo con l’aggiunta della “rimozione-omissione dolosa di cautele”, assieme agli altri due arrestati (il direttore dell’esercizio Enrico Perocchio e il proprietario della funivia Luigi Nerini).

Vanno avanti gli accertamenti per cercare di fare piena luce sulla tragedia. Nel giorno dei funerali di alcune delle vittime celebrati ieri sul posto sono iniziati i sopralluoghi del perito della procura di Verbania, Giorgio Chiandussi, professore del Politecnico di Torino, e sono emersi nuovi dettagli dal decreto di fermo emesso dalla procura. Per Luigi Nerini, amministratore unico della società che gestisce l'impianto, Ferrovie del Mottarone, Gabriele Tadini, caposervizio della società, ed Enrico Perocchio, direttore di esercizio, viene ravvisato il "pericolo di fuga, in quanto i fatti contestati sono di straordinaria gravità in ragione della deliberata volontà di eludere gli indispensabili sistemi di sicurezza dell'impianto di trasporto per ragioni di carattere economico e in assoluto spregio delle più basilari regole di sicurezza".

Dal canto suo, la società produttrice dell'impianto, la Leitner, ha annunciato che si costituirà parte civile nel processo. Secondo l'azienda, un'impresa incaricata ha effettuato il 30 aprile scorso controlli ai freni vettura, con verifiche di funzionalità, senza riscontrare problemi e procedendo alla ricarica degli accumulatori delle centraline idrauliche che azionano i freni sulla fune portante. Da quel giorno a Leitner non sono arrivate altre richieste d'intervento e segnalazioni in merito a malfunzionamenti dell'impianto frenante.

Tadini ha spiegato ai pm – come si legge ancora su “La Stampa” – che la decisione presa con il gestore è stata quella di far permanere inseriti i “forchettoni” per permettere alla funivia di girare senza intoppi. "Mai avremmo potuto immaginare che la cima traente si spezzasse, era in buone condizioni e non presentava segni di usura. Quello che è successo è un incidente che non capita neppure una volta su un milione".

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