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Roma, caccia fuori porta al Pfizer che non c'è. Nel Lazio 170mila nonni senza prima dose di vaccino

Antonio Sbraga
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«Pfi-zero» Roma: chi cerca il vaccino americano deve spingersi nei centri di somministrazione fuori porta, sperando di trovare le residue, ultime dosi rimaste, almeno per maggio. E da domani notte, con l'avvio delle prenotazioni per la fascia d'età 51-48 anni nati dal 1970 fino al 1973), le richieste si moltiplicheranno. L'unica possibilità di trovare all'interno del Raccordo anulare la dose più "gettonata" è rivolgersi da domani al proprio medico di famiglia. Dopo le proteste dei sindacati, infatti, le Asl, «su indicazione della Regione», hanno comunicato ai camici bianchi convenzionati che «a far data dal 17 maggio, sarà possibile la consegna delle seguenti quantità di vaccino settimanale: 1 fiala Pfizer; 1 fiale Moderna; tutte le fiale AstraZeneca che si richiederanno». Solo il vaccino anglo-svedese, dunque, è l'unico "no-limits" a disposizione dei camici bianchi. Chiamati, soprattutto per l'assegnazione delle dosi-Pfizer, a fare una sorta di contrappello mirato per sondare le richieste dei loro pazienti più anziani e vulnerabili.

 

 

Perché, secondo l'ultimo Report, stilato ieri dall'ufficio del commissario straordinario Figliuolo, nel Lazio ci sono ancora «in attesa di prima dose 23.637 over-80, pari al 5,90%» Su 400.605 ultra80enni laziali, infatti, a 376.968 è stata somministrata la prima dose (94,10%), fra i quali 336.833 hanno completato il ciclo vaccinale con l'inoculazione della seconda dose (84,08%). Nella fascia dei 552.007 over-70 laziali sono «in attesa di prima dose 145.475 (26,35%)», che è stata invece somministrata a 406.532 ultra70enni (pari al 73,65% ma inferiore alla media nazionale del 75,16%), tra quali in 174.503 (31,61%) hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose. Ma la Regione intanto esulta per i dati del «14 maggio, somministrate 50.779 dosi di vaccino anti Covid: record di somministrazioni giornaliere». Però c'è chi fa richiami al realismo: «Non vorrei spegnere l'entusiasmo, ma purtroppo il Lazio è rimasto un po' indietro rispetto alle altre Regioni - scrive Daniele su Salute Lazio Abbiamo l'86% di dosi somministrate rispetto a quelle distribuite. Stiamo pagando la scelta sbagliata di far scegliere i vaccini alla gente».

 

 

Nella classifica, aggiornata ieri, sul rapporto tra le dosi ricevute (2.985.470) e quelle somministrate (2.566.152), il Lazio figura infatti al 15esimo posto, con l'86% di fiale inoculate, sotto la media nazionale (che è dell'88,6%). Nei congelatori laziali, dunque, ci sono 419 mila dosi ancora da somministrare. Soprattutto di AstraZeneca, che anche oggi verranno inoculate nei 21 centri vaccinali aperti per gli open-days: «Una formula vincente. Dati i risultati - annuncia la Regione - si sta verificando la fattibilità di replicare l'esperienza». Ieri intanto 200 pazienti fragili e disabili hanno depositato il ricorso al Tar contro la decisione della Regione di posticipare i richiami della seconda dose Pfizer dagli originari 21 giorni a 35 (e uno dei promotori, Francesco Iacovone del Cobas nazionale, ha «iniziato lo sciopero della fame ad oltranza»).

 

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