
I contratti sui vaccini inchiodano la UE. Prezzi, ritardi e clausole: tutti i vantaggi per Pfizer e Moderna

La trasparenza sul Covid non ha certamente riguardato i contratti stipulati dall’Unione Europea con Pfizer e Moderna. La UE non ha mai svelato i contenuti più importanti di tali accordi sui vaccini a mRna, ma Report, trasmissione in onda su Rai3 ha pubblicato i documenti integrali sottoscritti da Bruxelles con le aziende degli Stati Uniti. Pfizer ha ricevuto un anticipo di 700 milioni di euro per 200 milioni di dosi di vaccino, mentre a Moderna sono andati 318 milioni di euro per 80 milioni di dosi. Sono stati svelati anche i prezzi dei vaccini: Pfizer ha venduto il suo vaccino a 17,50 euro per i primi 100 milioni di dosi, e 13,50 euro da 100 a 200 milioni di dosi. Poi però c’è stata una nuova impennata per il costo del vaccino: per tutti gli altri ordini fatti entro il 21 marzo, ovvero a tre mesi di distanza dall’autorizzazione, si è passati a 15,50 euro a dose e dopo tale data si è risaliti di nuovo a 17,50 euro. Ancora più caro il prodotto di Moderna, acquistato a 18,80 euro a dose.
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Dai contratti emerge quanto era già trapelato nei mesi scorsi: in caso di danni da effetti collaterali gli indennizzi dovuti dopo eventuali casi saranno quasi totalmente a carico degli stati e non delle aziende produttrici: “l’utilizzo del vaccino avviene in periodo di condizioni epidemiche e l’amministrazione dei prodotti sarà condotta sotto la sola responsabilità degli Stati membri”. Le case farmaceutiche andranno alla sbarra soltanto in caso di dolo o di dimostrata violazione delle Good manifacturing practice (le buone pratiche di produzione che tutte le aziende sono tenute a rispettare).
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Il contratto avvantaggia ulteriormente Pfizer e Moderna anche su possibili ritardi. Nei documenti svelati da Report riguardanti la prima è stata inserita una clausola per la quale, se l’autorizzazione Ema arriva entro il 15 agosto 2021 (come è poi avvenuto) ma la produzione dell’azienda risultasse insufficiente per soddisfare gli ordini previsti, quest’ultima si impegna semplicemente a rivedere il programma di consegna in base a non meglio precisati “equi e giusti principi”. Un po’ più severo l’accordo con Moderna, i cui ordini possono essere annullati se ritardano di oltre tre mesi rispetto al previsto.
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