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Il contagio aumenta senza sosta in Italia, ma il vaccino funziona: calo tra gli over 80

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Chiara accelerazione nell’aumento dell’incidenza dei casi di coronavirus a livello nazionale rispetto alla settimana precedenti con 145,16 per 100.000 abitanti (15-21 febbraio) contro 135,46 per 100.000 abitanti (8-14 febbraio). Lo si legge nel report settimanale sulla diffusione del virus nelle regioni italiane a cura della Cabina di Regia, per il periodo 15-21 febbraio.

Secondo il report, quindi, l’incidenza nazionale nella settimana di monitoraggio, si allontana da livelli (50 per 100.000) che permetterebbero il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti. Si conferma per la quarta settimana consecutiva un peggioramento nel livello generale del rischio. Sono 15 le Regioni e Province autonome con un rischio alto o moderato. In particolare, cinque Regioni (Abruzzo, Lombardia, Marche, Piemonte, Umbria), rispetto alla settimana precedente, hanno un livello di rischio più alto. Sono 10 (contro 12 la settimana precedente) quelle con una classificazione di rischio moderato (di cui cinque ad alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane) e sei (otto la settimana precedente) con rischio basso.

Dieci hanno un Rt puntuale maggiore di 1 di cui una (Basilicata) ha un Rt con il limite inferiore superiore a 1,25, compatibile con uno scenario di tipo 3. Delle altre nove, cinque hanno un Rt nel limite inferiore compatibile con uno scenario di tipo 2. Le altre hanno un Rt compatibile con uno scenario di tipo uno.

Si osserva un peggioramento anche nel numero di Regioni e Provincie autonome che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica (8 contro 5 nella settimana precedente). Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale continua ad essere alto ma sotto la soglia critica (24%).

Complessivamente, il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in aumento da 2.074 (16 febbraio) a 2.146 (23 febbraio); il numero di persone ricoverate in aree mediche è sostanzialmente stabile (18.463 al 16 febbraio, a 18.295 al 23 febbraio). Tale tendenza a livello nazionale sottende forti variazioni interregionali con alcune regioni dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica ed il relativo impatto, uniti all’incidenza impongono comunque misure restrittive.

Continua ad aumentare il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (31.378 contro 29.196 la settimana precedente) e scende lievemente la percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti (29,4% contro 29,8%). Aumenta, anche, la percentuale di casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (36,1% contro 33,7% la settimana precedente). Infine, il 20% dei casi è stato rilevato attraverso attività di screening e nel 14,5% non è stata riportata la ragione dell’accertamento diagnostico. L’età media dei casi diagnosticati è diminuita a 44 anni.

Ma il vaccino sta dando i suoi primi risultati tangibili. «Dalla seconda metà di gennaio netto calo per la popolazione di età superiore o uguale a 80 anni. Attesa diminuzione numero di casi e gravità dello stato clinico in risposta all’aumento della copertura vaccinale». Lo scrive su Twitter l’Istituto superiore di sanità, che sottolinea anche, in un secondo tweet, come «dalla metà di gennaio» vi sia una «divergenza delle curve epidemiche, che prima mostravano un andamento simile» e un «trend in calo per gli operatori sanitari rispetto a casi non riportati come tali».

 

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