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Coronavirus, scoperta nuova variante inglese. Allarme su tamponi e vaccino

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Il coronavirus muta di continuo. Nelle settimane in cui il mondo sta cominciando ad affrontarlo con l'arma dei vaccini, spuntano nuove varianti che preoccupano gli scienziati. Dall'efficacia del vaccino alla possibilità che questi virus mutati non vengano rilevati da tamponi e test, crescono le incognite che rendono la pandemia mondiale ancora più dura da combattere. Anche perché la caratteristica comune a quasi tutte le varianti individuate è che sono più contagiose del Covid-19 come abbiamo imparato a conoscerlo.

E adesso una nuova variante inglese del Covid-19 preoccupa più di tutte: denominata B.1.525, è stata trovata in 33 persone come riporta il Daily Mail. La nuova variante sarebbe caratterizzata non solo dalla mutazione E484K, presente pure sulle varianti brasiliana e sudafricana, ma anche da un’altra mutazione, detta Q677H. Entrambe interessano sempre la proteina Spike, quella che il coronavirus usa per attaccare le cellule bersaglio. una circolare del ministero della Salute sottolinea che i test rilevano la proteina N, mentre le varianti fanno mutare la proteina 'spike'.  Proprio queste due mutazioni preoccupano gli esperti, che non sanno quali potranno essere gli effetti sull’efficacia dei vaccini. Ecco in sintesi le diverse mutazioni.

VARIANTE INGLESE. È la prima a essere stata individuata: più contagiosa e veloce nel diffondersi, sta prendendo piede in Italia, dove in molte aree già oltre il 15% dei contagi è dovuto proprio a questa mutazione (che interviene sulla proteina spike) e non al virus originario. Presente nel Regno Unito già a settembre 2020, se ne è conosciuta la pericolosità in dicembre. Il Governo di Londra ha dovuto adottare misure rigidissime per settimane mentre questa variante, molto più aggressiva, si diffondeva velocemente tra la popolazione. Ora è presente in decine di Paesi e secondo alcuni esperti è destinata a prendere presto il sopravvento sul virus originario.

VARIANTI USA. Individuate di recente, sarebbero ben sette le varianti negli Stati Uniti. La prima mutazione di questo tipo sarebbe stata isolata lo scorso primo dicembre, poi uno studio ha trovato le altre. Anche se lo studio, riportato dal New York Times, deve essere ancora sottoposto a verifiche, queste varianti preoccupano fortemente il Paese più colpito del mondo dalla pandemia.

VARIANTE BRASILIANA. Anche in questo caso la mutazione sulla proteina spike del virus lo rende più contagioso. Isolata a inizio gennaio in Giappone, dovrebbe aver avuto origine in una regione del Brasile. L'Italia ha adottato contromisure nei confronti di questa variante, chiudendo di fatto l'accesso al nostro Paese a chi proviene dal Brasile.

VARIANTE SUDAFRICANA. Questa variante, oltre a essere più contagiosa, ha anche maggiore carica virale. Anche questa è stata generata da una mutazione della proteina spike, ed è già presente in Italia, dove il primo caso è stato individuato a Brescia. Al momento non sono provati sintomi più gravi o una maggiore letalità, ma potrebbe diminuire l'efficacia dei vaccini.

VARIANTE SPAGNOLA. Originaria del Nord-Est della Spagna, è la variante più diffusa in Italia ma anche la più simile al virus originario, con contagiosità e carica virale molto simili.

VARIANTE MESSICANA. È la scoperta più recente: potrebbe essere un nuovo ceppo, una mutazione riscontrata su alcuni pazienti nell'area di Jalisco, in Messico. In questo caso il rischio sembra essere quello di più facili ricadute dopo aver superato la malattia.

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